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House of Gucci

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su House of Gucci

di 79DetectiveNoir
5 stelle

Il ruolo andato a Jeremy Irons era stato designato per De Niro. Che ha rifiutato, alla fine, per recitare nel nuovo film di David O. Russell e soprattutto nella prossima opera di Scorsese. Ha fatto, sostanzialmente, bene. House of Gucci, però, non è disdicevole come molta Critica ha superficialmente detto. Aggiungo inoltre che Driver è bravissimo.

locandina

House of Gucci (2021): locandina

Adam Driver, Lady Gaga

House of Gucci (2021): Adam Driver, Lady Gaga

locandina

House of Gucci (2021): locandina

 

Recensione scritta (senza aver visto il film? Chissà. Allora sono veramente un genio, ah ah) tempo addietro che mi trova concorde. Sì, con me stesso. Eh eh.

Ebbene, oggi recensiamo House of Gucci, nuova e attesissima opus di Ridley Scott, nuovamente e prodigiosamente sui nostri grandi schermi a distanza di soltanto due mesi dalla distribuzione nelle sale mondiali del suo lodato, sebbene alcuni critici l’abbiano non poco osteggiato, The Last Duel. Purtroppo rivelatosi, malgrado i buoni responsi recensori ottenuti, semi-fallimentare al botteghino, avendo infatti deluso ampiamente le aspettative, ben più inizialmente rosee, giustappunto, al box-office. Scatenando, come sappiamo, il robusto risentimento di Scott, scagliatosi veementemente contro la generazione Millennial che, a suo dire, lobotomizzata dall’uso smodato e improprio del cellulare, non è stata capace di gradire e ben accogliere l’opera da lui diretta appena citatavi.

Discorso invece assai diverso per House of Gucci, dramma biografico, tratto dal libro omonimo di Sara Gay Forden, sottotitolato, nella traduzione italiana, Una storia vera di moda, avidità, crimine, e sceneggiato da Becky Johnston e dal quasi esordiente Roberto Bentivegna. Ovviamente patrocinato dalla casa di produzione di Scott stesso e da sua moglie Giannina.

House of Gucci è una pellicola drammatica, di matrice vagamente biografica, cioè è un biopic romanzato e sui generis, della notevole durata di due ore e trentasette minuti netti, grandiosamente accolta dal pubblico (perlomeno, riferendoci al momento a quello statunitense ma è facilmente prevedibile che anche qui da noi riscuoterà consensi a man bassa) che è accorso in massa a guardarlo. Però, antiteticamente a The Last Duel, House of Gucci, sebbene generalmente giudicato un film affascinante da parte di molta intellighenzia critica d’oltreoceano, ha suscitato invece reazioni controverse presso i recensori, suddivisi e in aspro contrasto fra coloro che l’hanno acclamato e quelli che, di contraltare, l’hanno violentemente e senza pietà, apertamente stroncato in modo alquanto plateale.

Trama: la cupa storia narrataci, innestata su mordaci tinte noir crudeli e umanamente ciniche e feroci, a base di complotti, torbide macchinazioni nefaste e tetri intrighi perfidi, rappresenta un libero adattamento e una personale trasposizione, in molti punti alquanto fantasiosa e approssimativa, della reale vicenda riguardante il macabro omicidio perpetrato ai danni dell’imprenditore Maurizio Gucci (Adam Driver). Uno dei capi e maggiori esponenti, per l’appunto, della celeberrima e prestigiosa azienda, a proprietà familiare, d’un marchio di moda famoso in tutto il mondo, a tutt’oggi immacolato indelebilmente. Infatti, a dispetto di tale sciagurato e obbrobrioso accaduto, l’onore e il prestigio del marchio dello stile e degli stilisti Gucci non ne ha particolarmente risentito, rimanendo pressoché immutato e pulito... Il mandante dell’assassinio, loscamente e barbaramente compiuto in modo efferato nei riguardi di Gucci, fu nientepopodimeno che Patrizia Reggiani, la sua ex moglie (una Lady Gaga tanto bella, sensuale e fascinosa quanto torvamente inquietante in modo irresistibilmente malizioso e diabolico, candidata ai Golden Globe per questa sua interpretazione).

Ci vengono esposti gli antefatti, ci viene presentato il corteggiamento di Maurizio Gucci nei confronti della sua futura sposa Reggiani, poi pian piano si dipana, nell’avvicendamento di tutta una serie di personaggi più o meno coloriti, pacchiani e a loro modo affascinanti per quanto spesso ridicolmente grotteschi e involontariamente tanto esilaranti quanto macchiettistici e farseschi, come nel caso di Paolo Gucci/Jared Leto (bravo ma eccessivo), una sorta di presepio vivente della dinastia Gucci.

House of Gucci rappresenta la seconda incursione di Scott in territorio, potremmo dire, italico. Dopo il fattaccio riguardante l’osceno rapimento di John Paul Getty III in Tutti i soldi del mondo, infatti Ridley Scott s’è cimentato nuovamente con un oscuro evento di cronaca nera vertente su qualcosa di loscamente perverso e funesto.

Lady Gaga brilla di luce propria e Salma Hayek è al solito una gioia per gli occhi. Dimostrandosi, oltre che intramontabilmente bella, talentuosa in modo sorprendente. E Jeremy Iron sa il fatto suo. Questi sono gli unici pregi di House of Gucci, ahinoi.

In forma altrettanto similare al ben poco riuscito e appena menzionato Tutti i soldi del mondo, pot-pourri grossolano, thriller tanto spettacolarmente incalzante quanto spesso imbarazzante, sebbene magistralmente impeccabile dal punto di vista prettamente visivo, House of Gucci fallisce miseramente sotto molti aspetti.

Se la prima ora, difatti, diverte e onestamente appassiona malgrado la messa in scena, così come già opportunamente evidenziato da molti, sterilmente camp, in cui Scott alza le ambizioni per raccontarci una storia dinastica à la Il Padrino, gli altri rimanenti novanta minuti lasciano non poco a desiderare in maniera totale e sgradevole.

Nulla viene davvero approfondito, la narrazione si sfalda e perde per strada, non prendendo alcuna precisa direzione coerente, indecisa se assumere toni seri o rimanere macchiettisticamente in superficie, l’indagine giudiziaria viene appena accennata, perlomeno riferitaci all’acqua di rose, la recitazione di quasi tutti vien improntata caricaturalmente al bozzettistico più innocuamente pantomimico e da Bagaglino americanizzato in modo abbastanza sciocchino e scioccante, la fotografia assai kitsch di Dariusz Wolski è patinata e scialba, troppo intrisa di color correction smodata e in gran parte poco in sintonia col clima, comunque sia, inquietante della storia filmata.

Al Pacino, per quanto sempre bravissimo, gigioneggia a briglia sciolta forse oltre il consentito, Adam Driver è molto professionale e puntuale nella sua recitazione misurata e carismatica, altresì imbalsamato in un personaggio bidimensionale, mentre il tutto risulta pagliaccescamente artefatto e trattato-tratteggiato da Scott in modo estremamente confusionario.

 

di Stefano Falotico

 

Adam Driver, Lady Gaga, Jared Leto

House of Gucci (2021): Adam Driver, Lady Gaga, Jared Leto

Lady Gaga

House of Gucci (2021): Lady Gaga

Al Pacino

House of Gucci (2021): Al Pacino

 

 

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