Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Forse Ridley Scott dovrebbe smettere di interessarsi a storie italiane, visto che in questo "House of Gucci" e nel precedente "Tutti i soldi del mondo" non è riuscito a trovare un'ispirazione degna del suo gran nome, anche se non mancano buone qualità di confezione. Il film è un resoconto tutto sommato dettagliato della vicenda umana e imprenditoriale di Maurizio Gucci, della moglie Patrizia Reggiani e degli altri membri della potente famiglia che gestisce il marchio leader nell'alta moda, ma girato volutamente come una soap opera un po' approssimativa e un po' cialtrona, é inutile negarlo, dove si potrebbero trovare infiniti difetti, a partire dalla scelta di un inutile accento italiano nell'originale (ma io l'ho visto in sala doppiato), e che tutto sommato si fa guardare per due ore e mezza piene cercando di imporre una visione di spettacolo ridondante, pacchiano ma anche coerente nella sua dismisura che appartiene ormai al cinema di un'altra epoca. La regia non offre invenzioni folgoranti nell'aspetto più propriamente visivo ma mantiene con una certa efficienza il ritmo del racconto e sceglie di mettersi principalmente al servizio del cast, evitando svolazzi superflui; sulla sceneggiatura si potrebbero avanzare numerose riserve, dalla caratterizzazione eccessiva e nel complesso poco convincente di alcuni personaggi come Paolo Gucci alla volontà fin troppo scoperta di paragonare le dinamiche aziendali della famiglia a quelle di un clan mafioso, senza rinunciare a numerosi cliché sugli italiani visti dagli occhi degli americani che hanno sicuramente un po' stancato gli spettatori del Belpaese. La colonna sonora é strapiena di canzoni sia italiane che straniere con un effetto volutamente straniante: buona l'intuizione del matrimonio commentato da "Faith" di George Michael, mentre molto più banale la scena di sesso con sottofondo di "Libiam nei lieti calici" di Giuseppe Verdi. Ma, come dicevo prima, se il film tutto sommato si lascia guardare é soprattutto grazie all'impegno degli attori: un Adam Driver che pur non essendo al massimo rende con bravura l'immaturita' e la freddezza di Maurizio e una Lady Gaga che tutti acclamano come rivelazione dell'opera, che ha ottime possibilità di aggiudicarsi la statuetta e compie un apprezzabile lavoro mimetico sul personaggio di Patrizia, restituendo con precisione e accuratezza la volgarità del personaggio, la sua sete di potere e la sua follia omicida, riuscendo a tratti a conferirle quella dimensione tragica che ha portato gli eredi dei Gucci ad entrare in violenta polemica con l'opera. Per quanto riguarda i caratteristi, quello di maggiore spicco é sicuramente Al Pacino nel ruolo di Aldo, di cui ci viene restituito molto bene lo spietato cinismo, anche se il rischio è quello di caricare troppo in negativo il quadro familiare, mentre si poteva optare per una scrittura meno dimostrativa e ad effetto. Nel complesso il film ha una sua attrattiva spettacolare che ne compensa almeno in parte le forzature e che lo aiuterà a conquistare le platee di mezzo mondo, dunque si può vederlo come una sorta di "guilty pleasure".
Voto 6/10
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