Regia di Philip Barantini vedi scheda film
Claustrofobico e realista. La cucina diventa il set delle nostre vite fatte di delusioni e frustrazioni.
Di questo film si è parlato più dell'unico piano sequenza che del valore intrinseco dello film stesso. È un film non troppo godibile, a tratti fastidioso e claustrofobico. Racconta, estremizzandole, le degenerazioni che avvengono (non sempre per fortuna) in un luogo di lavoro che in questo caso è la cucina di un grande ristorante. Sembra che tutto debba accadere proprio la sera prima di Natale in questo locale di lusso strapieno. È una metafora certo, ma che racconta bene il crescendo di tensione e frustrazione che porta all'inevitabile punto di rottura dove tutto deflagra. Aver usato il set di una cucina è un segno dei tempi, ma la sostanza è che siamo fronte ad una potente fotografa sulle dinamiche interpersonali segnate ognuna dai propri percorsi di vita. Il tutto in ambienti spesso ristrettì (come in questo caso) che danno una rappresentazione anche plastica della situazione. Regia perfetta con lo sguardo fisso che mai esce dalla sale del ristorante.
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