Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
nel primo film della "trilogia della vita" Pasolini riprende alcune tra le + significative novelle del Decameron, come quella di Andreuccio, mirabilmente interpretata da Ninetto Davoli, di Ser Ciappelletto e di Lisabetta da Messina, accanto ad altre, meno conosciute, forse perchè più licenziose...e lo fa ad arte. Vuole ancora una volta destabilizzare la società borghese distruggendone uno dei tabù più convenzionali come il sesso: alla morale sessuofobica catto-borghese Pasolini oppone una visione naturalistica del sesso e dell'amore che è già presente nell'opera boccaccesca e alla quale il poeta vuole dare grande risalto x ritornare ad una mitica età dell'ora in cui vive un'umanità libera dai tabù e dalle convenzioni sociali. Per questo ai mercanti borghesi del Decameron di Boccaccio, Pasolini sostituisce i sottoproletari napoletani, con volti brutti, deformi e sdentati, ma proprio x questo graziosamente naturali; al fiorentino sostituisce il dialetto napoletano che si può considerare una lingua ancora popolare e profondamente musicale e ambienta il suo decameron nei vicoli popolari di Napoli. Un inno alla vita e alle gioie della vita, come il sesso, che però è profondamente compenetrato della presenza incombente della morte, come la struggente canzone "Fenestra ca luciva e mò non luce" cantata da Ciappelletto poco prima di morire. voto: 9/10.
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