Regia di Roberto Amoroso vedi scheda film
In un paesino campano, Sandro è un bravo ragazzo con la passione del canto. Tenta il grande passo unendosi a una compagnia di varietà da cui ricava però soltanto guai: si invaghisce della soubrette, mentre l'impresario gli estorce con vane promesse una forte somma di denaro, che Sandro ottiene vendendo una piccola proprietà a Carmela. Naturalmente il debutto artistico di Sandro è un fiasco, ma il giovane è ancora in tempo per recuperare il denaro e tornare al paese da Carmela, il suo vero amore.
È un melodramma leggero leggero, questo Due soldi di felicità, il cui titolo richiama fin troppo da vicino quel Due soldi di speranza diretto da Renato Castellani poco prima (1951) per passare inosservato; una storia dal finale lieto e perfino spensierato, che non affonda mai il colpo nel dramma più cupo e miserabile, ma si inserisce piuttosto nel filone del coevo neorealismo rosa (quello dei vari Pane, amore, etc.). Con la pellicola di Castellani condivide il nome del personaggio femminile, Carmela, e l'odissea del protagonista maschile, paesano che sogna un futuro in grande, di belle speranze, ma finisce per ritornare al paese dall'amata accontentandosi di quel poco di concreto, ma sicuro, che la vita gli ha dato. Il film di Roberto Amoroso è a ogni modo più che altro un bozzetto: tratteggia senza particolare convinzione la parabola di Sandro, personaggio dalla psicologia definita in maniera un po' approssimativa, riempiendo con musica e coreografie varie i vuoti della trama (sceneggiatura di Nino Stresa e del regista, da un soggetto di ROAM, sigla dietro cui tenta di celarsi ROberto AMoroso, per l'appunto). Nel cast non compaiono nomi di grande richiamo, ma gli interpreti se la cavano adeguatamente per il contesto; tra essi: Armando Francioli, Maria Pia Casilio, Franca Tamantini, Giulio Calì e Tina Pica. 3,5/10.
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