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Granada addio

Regia di Marino Girolami vedi scheda film

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La recensione su Granada addio

di mm40
2 stelle

Un cantante italiano va a Granada a cantare Granada addio, portando con sè figlia e segretario tuttofare. I concerti dell'artista sono un glorioso successo ed egli troverà anche l'amore.

 

Musicarello peggio che mediocre con un protagonista piuttosto distante dai consueti cantanti pop al centro di tali pellicole: Claudio Villa non è Morandi o Little Tony o Rita Pavone per una serie di evidenti, lapalissiani motivi e per forza di cose nulla funziona in questo Granada addio. Non c'è la necessaria verve nel personaggio centrale, anziano e compassato, così come mancano le canzoni fondamentali a riempire i buchi di sceneggiatura: le pause canore sono poche e assortite alla meglio, con il repertorio di Villa che non è esattamente al culmine della popolarità nel 1967. Soprattutto risulta improbabile il rilancio con un film di tale stampo e di fattura tanto risibile, nel quale per giunta la gioventù contemporanea viene dileggiata a più riprese, in primis nella scena ambientata in un locale da ballo in cui un fantomatico complesso 'rock' dell'epoca si esibisce con furore scimmiesco, ritratto come una masnada di testosteronici esagitati senza arte nè parte. Che è indubbiamente ciò che Claudio Villa pensava della generazione di cantanti successiva alla sua, ma è al contempo un ragionamento presuntuoso, privo di fondamento e che contribuisce al fallimento del film, in questo modo vecchissimo già alla sua uscita. A fare da spalla comica viene chiamato Raimondo Vianello, il grande deluso del/dal cinema italiano; perennemente confinato in ruolini simili, di secondo piano, e abbandonato a gag di contorno, Vianello nei mesi successivi abbandonerà definitivamente il grande schermo, riciclandosi come (superbo) conduttore televisivo e come (molto modesto) sceneggiatore. Nel cast compaiono anche Susan Martin (Susanne Martinkova, al debutto e contemporaneamente all'ultima apparizione su un set), Maria Cuadra e alcuni caratteristi tipici del tempo: Checco Durante, Alfredo Rizzo, Silvio Bagolini, Fanfulla. Il copione è firmato da Tito Carpi, Luciano Gregoretti e Roberto Natale; per il dozzinale Girolami, che accettava pressochè qualsiasi progetto gli venisse affidato, questo è solo uno dei tre lavori diretti in quel 1967. 2/10.

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