Regia di Carlo Ludovico Bragaglia vedi scheda film
Aroldo, un impiegato, vince un'automobile alla lotteria e mette un annuncio su un giornale per cercare qualcuno con cui condividere le spese di un piccolo viaggio. Risponde una piacente ragazza, ma per un equivoco sarà un amico dell'impiegato, il conte Valli, a spacciarsi per il proprietario dell'auto e a partire con lei.
Vittorio De Sica, Maria Denis, Enzo Biliotti, Umberto Melnati, Rosetta Tofano e Paolo Stoppa: con un cast simile e con il mestiere di Carlo Ludovico Bragaglia dietro la macchina da presa, Pazza di gioia risulta senza troppa fatica una commedia brillante, di buon ritmo e dalle caratterizzazioni efficaci, un po' sopra le righe nei toni, ma comunque inoffensiva e ridanciana come permetteva la rigida censura fascista dell'epoca. E dire che per lungo tempo ha rischiato seriamente di divenire un film fantasma: una copia della pellicola venne fortunosamente recuperata e restaurata sul finire degli anni Ottanta, dopo che per decenni si riteneva che non ne fosse sopravvissuta alcuna. Per quanto non disponga di grandi argomenti, né di una morale particolarmente memorabile – viene presentata da una didascalia in apertura come una specie di fiaba moderna – Pazza di gioia è un'operina gradevole ancora oggi, con tutti i suoi limiti, e che racconta di un'epoca ruggente e sognatrice: l'altra faccia degli anni del regime, sostanzialmente, ma anche quella più gradita per il regime stesso da mettere in mostra. Nessun credito di sceneggiatura compare sui titoli di testa, ma Imdb e Wikipedia attribuiscono il copione a Bragaglia, Aldo De Benedetti e Maria Teresa Ricci. 4/10.
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