Regia di Giulia Steigerwalt vedi scheda film
Triste scorcio di un cinema e di una società che cerca nell'autocompiacimento il senso di sè. Celebrazione del "diverso" omologato e irregimentato, e, al tempo stesso, denigrazione dell'altro sesso. Operetta di regime mascherata da atto di denuncia progressista. Situazioni e personaggi inverosimili, ma con aspirazioni da cinema d'autore. Patetico.
A quanto pare, oggigiorno le tematiche LGBQT+-xyz pagano in ogni campo, inclusa la cinematografia. Nel filone che si è d'improvviso scoperto essere assai remunerativo troviamo chiaramente le corporation che, come Sony, Disney & Co., sono ormai divenute feudo di Blackrock e Vanguard, cioè le società che - anche se non lo sapete - sono in realtà ormai infiltrate in pressochè ogni gruppo medio-grande, compreso Amazon. Queste corporation dell'industria del cinema portano quindi avanti l'agenda dettata, attraverso le consociate e controllate, da Blackrock e Vanguard, che a loro volta si partecipano a vicenda e sono controllate dai soliti noti (Bill Gates, Jeff Bezos, etc.). Nessuno stupore, quindi, se i film delle major americane cercano di normalizzare tutto ciò che persegue i fini del WEF, cioè depopolare il pianeta. Poi ci sono quelli che si (auto)definiscono intellettuali, che ci credono davvero che i magnati della finanza internazionale, che si nascondono (ma sempre meno) dietro governi fantoccio e miriadi di marchi e nomi differenti, vogliano improvvisamente tutelare le minoranze che fino a ieri (e tuttora) hanno oppresso. Questi pseudointellettuali, che si definiscono "di sinistra", conducono spietate e impietose campagne denigratorie e attacchi nei confronti di chi non la pensa come loro (sono stati indotti a pensare), e credono realmente che il mondo sarà un posto migliore se si promuoverà l'omosessualità e l'aggressione ideologica di chi esprime un pensiero dissonante. La regista di questo film probabilmente appartiene a questa seconda categoria, o forse semplicemente ha deciso, come tanti del resto, di saltare sul carrozzone del vincitore di turno, attirandosi facile apprezzamento e compiacendo un pubblico sempre più instupidito, involgarito e intellettualmente svuotato e omologato, e una "critica" al soldo degli stessi di cui sopra.
Quindi di che parla il film? Il filo comune delle storie narrate è giusto quello di cui sopra: istigazione a normalizzare l'eccezione e ad acuire le contrapposizioni sociali e relazionali.
In poche parole, la regista ci "educa" a ritenere giusto tradire il partner con qualcuno del proprio stesso sesso, che alla fine ti capisce di più. Anche perchè, suggerisce abbastanza esplicitamente l'attrice improvvisatasi regista, in fondo gli uomini sono degli sfigati approfittatori che non capiscono l'amore nè i sentimenti, che vivono alle spalle delle donne, e la cui unica possibilità di riscatto risiede nella capacità di ammettere la loro inferiorità morale ("Siamo un po' tutti così", dice Bentivoglio) rispetto al genere femminile, e quindi emendarsi come benefattori (sugar daddy), strumentali al perseguimento dei fini delle donne, povere vittime.
Del resto, anche le donne di quest'opera, a ben vedere, sono degli stereotipi alquanto offensivi e squallidi: donnette insicure, vittimiste, incapaci di guardarsi dentro e di fare i conti con le proprie scelte, che invece preferiscono scaricare colpe e aspettarsi soluzioni dagli altri, possibilmente uomini. Così, quindi, la colpa di una non è quella di aver sposato un buzzurro egoista, ma quella di non averlo tradito prima con la propria amica. L'altra non ha colpa per essere una prostituta... è il mondo che è cattivo e gli uomini porci. Questi ultimi, invece, sono delle macchiette: banali, squallidi, impediti, dipendenti dalle donne.
Pure a voler lasciare da parte gli aspetti ideologici e ideologizzanti dell'opera, che comunque gettano un'ombra sinistra e invadente su tutto, restano personaggi fastidiosi, che recitano ruoli inverosimili, con dialoghi talora imbarazzanti e situazioni a dir poco surreali.
Ci sono anche diverse trascuratezze che saltano all'occhio: si va dagli stemmi BMW cancellati su volante e bagagliaio della X5 del medico, a quelli sui mozzi delle ruote, completamente visibili. Per non parlare della Panda con autoradio, che però non aveva (nemmeno le casse, s'è per quello), e in effetti non la si vede proprio.
Non parliamo, poi, della prostituta che va a messa... che fa tanto naif! Scommettiamo che se si fosse trattato di un gigolò, invece, sarebbe stato dipinto come un maiale superficiale che invece di rompersi la schiena con un lavoro vero va a donne a pagamento ed è incapace di provare qualsiasi sentimento romantico?
Gli attori lasciano parecchio a desiderare. Personalmente non sono mai stato un grande ammiratore di Bentivoglio, che comunque qui è l'unico "di mestiere", e quindi non posso dire di averne apprezzato la recitazione nemmeno in questo caso. I giovanissimi meritano un plauso più che altro proprio per la giovane età, risultando comunque convincenti. I giovani non giovanissimi (prostituta e panettiere) sono forse i peggiori: lei inespressiva e oggettivamente brutta, lui adatto al ruolo ma pure poco espressivo. Gli uomini di mezza età sono delle macchiette, quindi difficile coglierne le doti recitative... le donne non brillano sicuramente...
Quindi com'è questo film? Bellissimo. Se lo guarderete con compiaciuto buonismo autoreferenziale e modaiolo, sentendovi migliori perchè i pregiudizi li avete solo nei confronti di tutti quelli che non si omologano al pensiero unico, anzichè nei confronti degli omosessuali. In questo caso, potrete compiacervi di essere aperti e intellettuali, elogiando il coraggio di un'opera che, con le spalle coperte da mamma RAI, ha l'ardire di trattare nientepopodimenoche la tematica più avallata dai media negli ultimi 3 anni, nel modo più compiacente possibile. Accidenti che coraggiosa regista!
Se, al contrario, da qualche parte vi residua un briciolo di spirito critico, se non vi piace chi semina zizzania tra le persone creando conflitti inesistenti, salvo poi professarsi "rispettoso" delle minoranze (sostenute dalla maggioranza...), se non siete adepti del WEF o schiavi totali delle mode eteroimposte, e magari non vi accontentate di attingere cultura da Wikipedia ma volete capire e approfondire da soli... allora troverete questo pasticciaccio brutto assai più simile a un cinegiornale dell'Istituto Luce anzichè a un film.
P.S.: ma sono l'unico a chiedersi come si sia finiti da una RAI che censura la parola "membro" del parlamento a una che promuove fattivamente omosessualità e utilizzo di canne?
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