Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
La visione laica del nono comandamento dovrebbe essere abbastanza semplice…”Il punto è di quanto abbiamo bisogno – Mia madre vuole tutto, a me basterebbe tanto così”. In questo capitolo, il triangolo dei personaggi, onnipresente nel decalogo, trova facilmente sfogo….la casualità, come quella l’aprirsi del portello del cruscotto, svelerà l’oramai certezza. Dalla situazione delineata si propongono diversi enigmi: chi sta peggio, chi sa o chi non sa? di chi è la colpa, di chi cerca la donna/uomo d’altri o colei/colui cui si concede? quando è tradimento? Nell’uomo, prima la rabbia e la vulnerabilità dell’impotenza, e poi la gelosia e la paranoia, lo portano all’avvilimento, all’autodistruzione. Nella donna, il tardo senso di colpa e i rimorsi, e poi il volersi liberare da quella che oramai è diventato un’ossessione, logorano il suo stato mentale. Entrambi sembrano pretendere solo ciò che gli è dovuto. L’unico incosciente a star bene è chi trasgredisce il comandamento… allora ecco un nuovo rebus, ci conviene adeguarci alla morale? K & P avrebbero, visto il tema, andare oltre, essere più duri…invece ci sorprendono ancora una volta con un finale che non serra la speranza. ( 7/8 )
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