Regia di Ferruccio Cerio vedi scheda film
Ferruccio Cerio.... chi era costui? Non lo so, ma il suo film non è niente male.
Ho trovato dignitoso e interessante questo esemplare di cinema italiano un po' sui generis, tra il neorealista e il dramma sentimentale.
La pellicola prende le mosse dalla condizione della gioventù degli anni '50, dove evidentemente molti giovani nei primi anni della carriera lavorativa, scoraggiati dalla fatica e dalla necessaria costanza di impegno, iniziavano a cullare l'idea di una vita di guadagni facili e di lusso, senza pensieri e senza impegni, e a volte passavano all'azione. Dico “evidentemente”, perché nello stesso anno fu girata un'altra pellicola di argomento simile, anche se di altra prospettiva, cioè il bello “Febbre di vivere” di Claudio Gora. Se quello guarda in una prospettiva più sociologica e terrena, questo si interroga di più sulle motivazioni interiori dei novelli criminali, e affronta la questione dal punto di vista cattolico. L'illusione di vita facile, quindi, doveva serpeggiare a quei tempi tra non pochi giovani. Una causa della devianza, pare essere l'assenza del padre, in molti casi caduto in guerra. Le madri spesso non riuscivano a cavarsela nel tirar su i figli da sole, domando le loro intemperanze e dando loro dei solidi valori.
Il film è ben girato e recitato, ed è percorso da una buona tensione drammatica. Il decadimento morale del protagonista (Albertazzi) viene rappresentato in modo convincente: da onesto impiegato a trafficone e ricettatore di macchine rubate. Oltre che quella di Albertazzi, ho trovato buona anche le prova di Delia Scala (la fidanzata). Paolo Stoppa è bravo come al solito, ma qui è in un ruolo positivo: secondo me, voglio precisare, l'attore è al suo meglio quando fa la canaglia o semplicemente l'antipatico.
Solo nel finale il film scivola un po' nel didascalismo, cioè in quel dialogo tra i due giudici, sul fatto se sia giusto o no condannare quei furfantelli che si ritrovano alla sbarra, con dietro a loro fidanzate e madri disperate. Se quella scena non ci fosse stata, la pellicola ci avrebbe guadagnato. In ogni caso, sono contento che Rete 4 l'abbia ripescata da qualche baule in cantina, perché era giusto non dimenticare questo degno ritratto dell'Italia che provava a ripartire.
PS: Il divieto ai minori che fu comminato è assurdo, oltre che immotivato. Di sesso o nudità non ce n'è. Se ci mostra gli ambienti criminali, lo fa dandone una connotazione molto negativa, e stigmatizza i guadagni facili. Se poi lo scopo della pellicola era, a quanto pare, ammonire la gioventù, che ce l'hanno messo a fare un divieto ai minori?
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