Regia di Jay Chapman vedi scheda film
In questo che è il suo terzo spettacolo registrato per lo schermo, Todd Barry affronta un monologo ricolmo di aneddoti sugli alti e bassi della sua vita da comico famoso-ma-non-troppo.
Todd Barry, comico e autore, è un ometto minuto che ha passato la cinquantina, calvo e dai modi pacati, con una voce suadente sempre controllata e del tutto opposto a quei performer fisici che ingombrano il palco e attirano l'attenzione in ogni modo con mossette, urla, smorfie e parole forti. In un'ora di monologo, anzi, non fa mai riferimenti particolarmente espliciti, non si occupa di politica, di religione o di sesso: parla solamente di sé stesso e dei suoi limiti, quelli di un comico sì, famoso, ma non tanto da essere immediatamente riconosciuto dai fans per strada. Barry se la prende perciò con gli ambiziosi, ammettendo in sostanza che la sua mediocrità è una maniera per accontentarsi e godersi la vita senza doversi affaticare troppo; l'ironia è palese, ma il tono è verosimilmente realistico e a conti fatti, e al netto di un atteggiamento forse eccessivamente rilassato che inficia un po' il ritmo, non si può non simpatizzare per il protagonista di questo show. Spicey honey è il suo terzo spettacolo dal vivo registrato per lo schermo, in questo caso con una produzione Netflix: il regista è Jay Chapman, che in passato aveva diretto spettacoli di – tra i tanti – Bob Saget, Colin Quinn, Tom Segura e Dennis Miller. 5,5/10.
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