Regia di Andrea Frazzi, Antonio Frazzi vedi scheda film
In un appartamento altoborghese, dove interagiscono alcuni amici, si intesse la trama di uno strani esperimenti stregoneschi operati da alcuni di loro.
È piuttosto insolito questo prodotto televisivo, tratto da un racconto di Lovecraft, soprattutto per il rigore della messa in scena, dell'inquadratura, e la qualità della recitazione.
Quanto alle interpretazioni, si può vedere un giovane Massimo Ghini insieme ad altri attori dell'epoca meno noti; tutti recitano con attenzione e con una buona dizione, elemento rimasto un lontano ricordo nelle produzioni televisive contemporanee.
La regia è attenta e precisa nel dirigere gli attori, e nel disporli nell'inquadratura: spesso sono ben posizionati tra primo e secondo piano, e alle volte entrano in gioco gli specchi.
La suspense cova durante il procedere dell'azione, soprattutto perché non si capisce bene cosa stia succedendo, e quale pericolo sia in agguato. Si parla in modo oscuro di strani e rischiosi esperimenti con risvolti macabri, di ipnosi e stregoneria, ma solo alla fine il mistero viene a galla. A proposito, durante le sequenze finali è ravvisabile qualche incertezza nell'insieme: forse alcune sequenze sono un tantino troppo tirate e la scena madre è un po' sfuggente.
Girato in videotape, il supporto mostra oggi più di allora i suoi limiti: non solo i colori freddi sono quasi svaniti a favore del rosso e dei suoi derivati, ma l'immagine risulta levigata ed incerta nei particolari. Lo sfrigolio, tuttavia, è assente.
Precisato tutto ciò, aggiungo anche che questa è televisione da riscoprire.
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