Regia di Pierfrancesco Diliberto vedi scheda film
E noi come stronzi rimanemmo a guardare. Il titolo è volgare e il significato che trasmette l'ultima fatica registica di Pif, sono indicativamente pertinenti per denunciare l'attuale cultura consumistica globale.
In un "futuro italico" imprecisato, quanto più parallelamente contemporaneo, ci vengono mostrate le disavventure di Arturo Giammarresi (Fabio de Luigi), uno dei non pochi uomini vittima di quella riconoscibile emancipazione femminile presente nei rapporti di coppia. Dopo il licenziamento in tronco causato da un algoritmo suggerito all'azienda proprio da lui.. Arturo deve affrontare con rammarico anche la fine di un fidanzamento sbagliato con la donna sbagliata, causato ancora una volta da un algoritmo che ha fatto vedere alla sua dolce ex metà, la percentuale bassa sulla loro affinità di coppia.. Per non essere sfrattato si troverà costretto a vendere tutto l'arredamento dell'appartamento costoso in centro, e ad affittare una camera a un curioso coinquilino, lo strambo laureato Raffaello (Pif). Tutto questo però non basta a risollevare le cose perché Arturo è costantemente vittima di insoddisfazioni personali e di una vita condizionata soprattutto dai ritmi massacranti del nuovo lavoro, quello di rider presso la multinazionale indiana Fuuber. Più passa il tempo e più le sue giornate sono scandite da orari di lavoro improponibili, precarietà al limite della soglia di povertà e colloqui assurdi con Raffaello. Un barlume di speranza e ritrovata gioia di vivere alleviano i "crucci" quando il fantozziano protagonista, abbonatosi al rivoluzionario social Fuuber Friend dalla stessa multinazionale dove lavora, fa la conoscenza di un piacente ologramma di nome Stella. Stella (Ilenia Pastorelli) è un ologramma di una bella ragazza dolce e sensibile che ben presto farà breccia nel cuore dell'ingenuo uomo. Il prezzo da pagare per l'abbonamento all'intrattenimento è però alto e Arturo si trova costretto a ricorrere agli estremi rimedi, a maggior ragione quando poi Stella, in gran segreto, gli confida che lei non è affatto un ologramma ma una donna in carne ed ossa che lavora letteralmente schiavizzata nella sede principale della Fuuber in India. Nonostante molti difetti del tipico "marchio" filmico del cinema leggero italiano il film merita una visione attenta. Irresistibile e esplicita di realtà contemporanea la scena della risatina non trattenuta di Arturo, scaturita da un'idiota balletto motivazionale "indispensabile" per trovare i giusti movimenti nel pulire vetrate di grattacieli.. Lo stile particolare della ricostruzione degli ambienti fantescientifici dona un concreta freschezza. Una svolta, uno stile sci-fi che purtroppo è molto raro vedere nella cinematografia nostrana. Pif qui è abilissimo nel mettere in luce la "verità millenaria" del modus operandi dei vertici del potere della società umana che detta la legge.. Da tempo immemore ci sono stati, e ci saranno sempre i pochi fortunati prescelti al comando.. o i grandi e stupidi imprenditori (dipende dal punto di vista) che in principio si sono rimboccate le maniche e, grazie una buona dose di fortuna, ma ovviamente anche al paese di provenienza sono diventati miliardari che impongono leggi e schiavitù.. Sguazzano nel capitalismo del mercato libero essendo felici di vivere una vita intrisa dal molto lavoro, beni di lusso e ipocrisia. I più intelligenti che hanno avuto la visione più giusta del vivere una vita sobria ma appagante sono sempre stati pochi, chissà forse un giorno.. Ma tornando al film posso affermare che ci troviamo difronte a un progetto più elevato della media. Un film passato piuttosto in sordina perché struggente e insolito. D'altronde c'era d'aspettarselo..
5-6/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta