Arturo Giammarresi è un manager brillante con fidanzata posh al fianco e cricca di amici straricchi quanto depravati, adusi a festini tematici (dal nazismo alla Controriforma). Forse è pure troppo brillante, perché un bel giorno viene licenziato dalla APP che lui stesso aveva progettato, finendo sul lastrico. A 48 anni deve ripartire da zero e si imbatte nella FUUBER, una megaditta anglofona, che lo reinserisce nel mercato delle consegne a domicilio, con zainetto e bici.
Quello che all'inizio gli sembrerà la benevolenza del capitalismo si trasformerà in un incubo in continua escalation.
Stavamo aspettando, con una certa impazienza, chi avrebbe preso il testimone del fantozzismo nel terzo Millennio. Pif e Michele Astori, sfruttando suggestioni da Playtime di Jacques Tati e dal concept Candido e la tecnologia del collettivo I Diavoli, se ne appropriano, lo ripuliscono dalle incrostazioni novecentesche e attualizzano l'immortale brand di Paolo Villaggio (la megaditta, il rampantismo feroce, il mors tua vita mea) in una commedia più sottile ma parimenti urticante, giocando (bene) con visioni distopiche e tecnologia Due punto zero.
Fabio De Luigi offre una recitazione in sottrazione, scevra da ogni guasconeria precedente, e dimostra una abilità commovente nella caratterizzazione di questo 'omino' alle prese con un algoritmo onnivoro e annichilente. Lo supporta una luminosa Ilenia Pastorelli decoattizzata, umana e partecipe, pur se in veste ologrammatica.
Menzione d'onore per Maurizio Lombardi che disegna un personaggio di grandiosa vuotezza e volgarità (quanta strada ha fatto da quando lo ammiravamo sulle tavole della periferia fiorentina, parecchi lustri fa!).
Un film di pregevole fattura, pieno di idee, che funziona. E con un ottimo comparto tecnico che lavora al servizio della storia, senza mai prendere il sopravvento.
Lo diciamo?
Un film necessario.
L'abbiamo detto.
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