Arturo è un manager rampante che, senza sospettarlo, introduce l'algoritmo che lo renderà superfluo nella sua azienda. Perde così in un solo colpo fidanzata, posto di lavoro e amici. Per non rimanere anche senza un tetto si adatterà a lavorare come rider per FUUBER, una grande multinazionale, colosso della tecnologia. L'unica consolazione alla sua solitudine è Stella, un ologramma nato da una app sviluppata dalla stessa FUUBER. Ma dopo la prima settimana di prova gratuita, quando Arturo è ormai legato alla figura di Stella, lui non può permettersi di rinnovare l'abbonamento. Arturo si troverà così costretto a darsi da fare per ritrovare l'amore e la libertà, ammesso che esistano davvero…
Curiosità
LA PAROLA AL REGISTA
"Algoritmo. Oggi, questa, è la parola chiave per porre fine ad ogni discussione, lamentela o domanda. La frase da pronunciare esatta è: “Lo ha deciso l’algoritmo!”. Accompagnandola con una espressione di rassegnazione e alzando possibilmente le spalle. Come dire: “Io vorrei, ma non posso perché lo ha deciso l’algoritmo”. E visto che l’ ”algoritmo” ormai sovrintende, sempre più, le dinamiche di gran parte della società, sempre più saremo costretti a fare le cose più insensate e illogiche, cambiando magari usanze e tradizioni, fino a vivere una vita che non ci appartiene. E non sapremo mai il perché, visto che è difficile trovare qualcuno capace di spiegarci come funziona esattamente un algoritmo. Quando poi l’algoritmo si incomincia a utilizzare anche nel mondo del lavoro, quindi dei diritti, e non solo per la prenotazione del biglietto del cinema, allora la cosa diventa maledettamente seria".
Film politico, che non ha paura di schierarsi. A volte in modo satirico, altre volte schietto e diretto, PIF denuncia e porta allo scoperto il dramma che si sta consumando con la complicità delle vittime. Da vedere, imparare e mettere in pratica, prima che (e ammesso che non sia già) troppo tardi.
Bellissimo ! Originale, la comicità/fantascienza con il volto di De Luigi è perfetta: e pure lo scenario di città futura con una fotografia originale.
Certo lascia un po' l' amaro in bocca , perché come dice il titolo c'è poco da fare....
Vado contro corrente visto le critiche a cui è andato incontro ma il mio voto è 8 !
Quando si capisce nulla del mondo in cui si vive, e quando non si ha la minima intenzione di impegnarsi a comprenderlo, sarebbe meglio tacere. Il risultato altrimenti non può che essere: superficialità, populismo, retorica, recriminazioni generiche e, infine, la bolla d'irrealtà romantico-passatista in cui una larga fetta di pubblico nostrano vive.
Sembra partire in modo interessante, ma subito sfocia in una spirale di estenuante lentezza e di una sagra del già visto, per un film che dopo 50 minuti non ha più nulla da dire e che tira fino alla fine per una parentesi romantica per nulla interessante. L'esordio folgorante di Pif è lontano anni luce. Film brutto.
Pif ci riprova. La sua denuncia sociale non affonda ma graffia solo la superficie. Il risultato complessivo è soddisfacente ma modesto, si poteva decisamente far meglio con questo soggetto.
Pif torna in questo film da regista per denunciare la piega che sta prendendo la nostra esistenza sempre più virtuale e controllata e sempre meno reale, meno libera, disumanizzante. Troviamo un bravo Fabio De Luigi in una veste diversa, dal sorriso amaro. Meritevole l'idea di fondo, ma non sviluppata appieno, ...manca qualcosa.
Un Fantozzi del XXI secolo che si muove tra algoritmi e ologrammi ma il fine è la denuncia di un capitalismo transumanista sempre più spietato. Su parlato e musiche imperversa per tutto il film il morbo anglicus, un patogeno che per l'italiota medio è più contagioso del coronavirus.
Pif non è certo Elio Petri, tantomeno Dino Risi o Ettore Scola, lo sappiamo noi e lo sa lui, ma il messaggio - sacrosanto - arriva forte e chiaro. Anche se a giudicare dai commenti non si direbbe.
O sono proprio quelli a dare ragione al titolo?
Pif immagina con amaro sarcasmo un futuro prossimo dominato dalla realtà virtuale e dalla precarietà lavorativa e sentimentale, attingendo a piene mani da certo cinema di genere distopico, senza tuttavia riuscire a trasmettere un messaggio davvero originale. Apprezzabile comunque il coraggio di proporre qualcosa di diverso e l'impegno del cast.
E così anche PIF ha la sua battuta d'arresto. Dopo tre ottimi film ed una bellissima serie vergognosamente cancellata, arriva questo prodotto dalle ottime premesse ma da un pessimo sviluppo. Ho ammirato comunque le riprese a Torino, da Torinese.
Il limite del film di Pif sta nel suo limitarsi a un ricalco del reale in chiave farsesca che rimane sulla superficie delle immagini, senza andare a fondo in una narrazione che sappia sorprendere o coinvolgere.
Sarà pure scocciante ripetersi (vedi quanto ho scritto in apertura della recensione di Don’t look up) ma non è pensabile esimersi dal farlo quando non c’è limite al peggio e intorno a te vedi aumentare esponenzialmente le situazioni grottesche spacciate come una nuova normalità, vendute nella rassicurante veste di soluzioni innovative per risolvere… leggi tutto
Se non fosse che per il pericolo che in questi strani tempi, di crisi economica e pandemia che si autoalimentano in circolo vizioso, la “ideologia” sottesa al film corre il rischio di essere interpretata in chiave di complottismo planetario, si potrebbe dire, con una certa dose di generosità, che quest'ultimo lavoro di Pif, nei termini e nei limiti del cinema che gli… leggi tutto
16° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SELEZIONE UFFICIALE
Un manager dedito all'organizzazione dei ruoli nella grande azienda in cui lavora, riesce a trovare un algoritmo in grado non solo di razionalizzare le mansioni aziendali, ma anche di togliere di mezzo il personale giudicato insindacabilmente non necessario: tra costoro, pure lo stesso ideatore del progetto, che si ritrova anche senza… leggi tutto
Un film intelligente, amaro, coraggioso, sensibile, educativo e ben recitato e realizzato, che meriterebbe una diffusione capillare, resa gratuita dallo Stato, per aiutarci a capire che, continuando così, saremo sempre di più controllati e controllabili.
Un ottimo aggiornamento della situazione distopica descritta anche nel libro/film Orwell 1984
E noi come stronzi rimanemmo a guardare. Il titolo è volgare e il significato che trasmette l'ultima fatica registica di Pif, sono indicativamente pertinenti per denunciare l'attuale cultura consumistica globale.
In un "futuro italico" imprecisato, quanto più parallelamente contemporaneo, ci vengono mostrate le disavventure di Arturo Giammarresi (Fabio de Luigi), uno…
In un futuro non troppo lontano app e algroitmi decreteranno le scelte della nostra vita e quindi anche quelle della nostra professione. Lo sa bene Arturo, manager di una multinazionale nella quale ha introdotto un algoritmo destinato a capire chi sia superfluo all’azienda. Sarà proprio l’algoritmo a decretare il licenziamento di Arturo e l’inizio di una vita da rider…
La prima dose di droga è gratis. Proprio come l'amico Fuuber. Proprio come Android. Google. Youtube. Facebook. Gmail. Whatsapp.
Poi, però, arriverà un conto da pagare. E se crediamo che basti non fare l'abbonamento, per aggirare il problema, è la conferma che le scuole di marketing hanno sfornato abili campioni del raggiro. Se possiedi le informazioni, hai…
In ordine di uscita i Film visti in questi ultimi mesi.
Serie TV concluse:
- 1a Incastrati;
- 1a Manhunt: Unabomber;
- 1a Ozark;
- 1a When they see us;
- 1a+2a+3a RIverdale;
- 2a Doc;
- 2a Guida astrologica per…
E noi come stronzi rimanemmo a guardare… la tecnologia che inghiotte le nostre vite, che annulla le relazioni sociali, che rivoluziona, con un’involuzione a spirale, i nostri lavori e, come dice uno dei protagonisti più e emblematici e rivelatori della pellicola: “glielo abbiamo permesso noi”. E lui, questo emblematico e veggente personaggio, chi altri può…
Arturo Giammarresi è un manager brillante con fidanzata posh al fianco e cricca di amici straricchi quanto depravati, adusi a festini tematici (dal nazismo alla Controriforma). Forse è pure troppo brillante, perché un bel giorno viene licenziato dalla APP che lui stesso aveva progettato, finendo sul lastrico. A 48 anni deve ripartire da zero e si imbatte nella FUUBER, una…
Non male come commedia in salsa fantascientifica che appare come sviluppo dell'idea già presente in Lei. Solo che qui c'è Fabio de Luigi che non è esattamente Joaquin Phoenix. I toni sono molto meno cupi e seriosi con qualche momento distensivo e divertente ma ci sono anche tante falle inspiegabili che sarebbe anche penoso elencare. Va preso così, come un…
Lasciato da Lisa per colpa di un'app e licenziato dal lavoro a causa di un algoritmo, Arturo deve reinventarsi una vita. Affitta una stanza a Raffaello e comincia a lavorare, sottopagato e senza tutele, per la multinazionale Fuuber: fa consegne a domicilio in bici. Grazie a un'app di ologrammi-anime gemelle conosce Stella, di cui si innamora: ma è soltanto un'immagine proiettata dal…
In una Roma del prossimo futuro, il manager Arturo viene lasciato dalla compagna Lisa, convinta dall'algoritmo di un'applicazione per smartphone che l'uomo non fa per lei. Il giorno dopo, Arturo, rimane improvvisamente disoccupato, poichè un altro algoritmo - da lui stesso progettato - lo ritiene un "ramo secco" dell'azienda. Troppo anziano per il mercato del lavoro qualificato, non gli…
Sarà pure scocciante ripetersi (vedi quanto ho scritto in apertura della recensione di Don’t look up) ma non è pensabile esimersi dal farlo quando non c’è limite al peggio e intorno a te vedi aumentare esponenzialmente le situazioni grottesche spacciate come una nuova normalità, vendute nella rassicurante veste di soluzioni innovative per risolvere…
Se non fosse che per il pericolo che in questi strani tempi, di crisi economica e pandemia che si autoalimentano in circolo vizioso, la “ideologia” sottesa al film corre il rischio di essere interpretata in chiave di complottismo planetario, si potrebbe dire, con una certa dose di generosità, che quest'ultimo lavoro di Pif, nei termini e nei limiti del cinema che gli…
Ci sono due film nell'opera terza dell'eclettico Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto. Il primo è un film coraggioso, che getta il cuore oltre l'ostacolo e tenta una strada innovativa, collocando la gig economy in un'atmosfera sci-fi, ma nemmeno troppo. Il secondo è un bigino - scritto con le migliori intenzioni, per carità! - relativo allo sfruttamento sul lavoro nell'era…
GLI ULTIMI FILM IN STREAMING DELLA SETTIMANA
Ecco la lista degli ultimi film in streaming proposti nella settimana dalle principali piattaforme: Netflix, Amazon Prime, Chili, RaiPlay.
GLI ULTIMI FILM IN…
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Dopo essere stato presentato come evento alla Festa del Cinema di Roma, E noi come stronzi rimanemmo a guardare è approdato come evento speciale nelle… segue
L'assegnazione del "Premio del Pubblico FS" a Mediterráneo (Open Arms) di Marcel Barrena, film dagli intenti meritori ma lontano dall'essere un capolavoro, sottolinea per l'ennesima volta come - per costituzione…
E' stata una "festa" sfarzosa di ospiti illustri questa sedicesima edizione della rassegna romana, che quest'anno è iniziata con un sindaco uscente e… segue
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Commenti (17) vedi tutti
Discreta commedia grottesca in un futuro distopico nell'era post moderna, ossia il rincoglionitico.
commento di gruvierazQuando meno te l'aspetti, scopri un grande capolavoro realista....
leggi la recensione completa di giansoOriginale, fa riflettere, voto 7
commento di stokaiserFilm politico, che non ha paura di schierarsi. A volte in modo satirico, altre volte schietto e diretto, PIF denuncia e porta allo scoperto il dramma che si sta consumando con la complicità delle vittime. Da vedere, imparare e mettere in pratica, prima che (e ammesso che non sia già) troppo tardi.
leggi la recensione completa di Souther78Bellissimo ! Originale, la comicità/fantascienza con il volto di De Luigi è perfetta: e pure lo scenario di città futura con una fotografia originale. Certo lascia un po' l' amaro in bocca , perché come dice il titolo c'è poco da fare.... Vado contro corrente visto le critiche a cui è andato incontro ma il mio voto è 8 !
commento di Zico1964Quando si capisce nulla del mondo in cui si vive, e quando non si ha la minima intenzione di impegnarsi a comprenderlo, sarebbe meglio tacere. Il risultato altrimenti non può che essere: superficialità, populismo, retorica, recriminazioni generiche e, infine, la bolla d'irrealtà romantico-passatista in cui una larga fetta di pubblico nostrano vive.
commento di Karl78Sembra partire in modo interessante, ma subito sfocia in una spirale di estenuante lentezza e di una sagra del già visto, per un film che dopo 50 minuti non ha più nulla da dire e che tira fino alla fine per una parentesi romantica per nulla interessante. L'esordio folgorante di Pif è lontano anni luce. Film brutto.
commento di silviodifedeTop da vedere!!!! Bravi Pif e Fabio!!!! Dall'amaro in bocca che fa intelligentemente riflettere!!!!!
commento di Smany84tppPif ci riprova. La sua denuncia sociale non affonda ma graffia solo la superficie. Il risultato complessivo è soddisfacente ma modesto, si poteva decisamente far meglio con questo soggetto.
leggi la recensione completa di alfatocoferoloPif torna in questo film da regista per denunciare la piega che sta prendendo la nostra esistenza sempre più virtuale e controllata e sempre meno reale, meno libera, disumanizzante. Troviamo un bravo Fabio De Luigi in una veste diversa, dal sorriso amaro. Meritevole l'idea di fondo, ma non sviluppata appieno, ...manca qualcosa.
commento di Lacorazzata81Un Fantozzi del XXI secolo che si muove tra algoritmi e ologrammi ma il fine è la denuncia di un capitalismo transumanista sempre più spietato. Su parlato e musiche imperversa per tutto il film il morbo anglicus, un patogeno che per l'italiota medio è più contagioso del coronavirus.
commento di bombo1Pif non è certo Elio Petri, tantomeno Dino Risi o Ettore Scola, lo sappiamo noi e lo sa lui, ma il messaggio - sacrosanto - arriva forte e chiaro. Anche se a giudicare dai commenti non si direbbe. O sono proprio quelli a dare ragione al titolo?
commento di Winnie dei poohPif immagina con amaro sarcasmo un futuro prossimo dominato dalla realtà virtuale e dalla precarietà lavorativa e sentimentale, attingendo a piene mani da certo cinema di genere distopico, senza tuttavia riuscire a trasmettere un messaggio davvero originale. Apprezzabile comunque il coraggio di proporre qualcosa di diverso e l'impegno del cast.
commento di Fanny SallyE così anche PIF ha la sua battuta d'arresto. Dopo tre ottimi film ed una bellissima serie vergognosamente cancellata, arriva questo prodotto dalle ottime premesse ma da un pessimo sviluppo. Ho ammirato comunque le riprese a Torino, da Torinese.
commento di SladkiiE noi come stronzi rimanemmo a guardare fino alla fine sta cagata di PIF.
commento di Arch_StantonUna critica del mondo moderno tutto in pasto ad app e social
commento di argo979Il limite del film di Pif sta nel suo limitarsi a un ricalco del reale in chiave farsesca che rimane sulla superficie delle immagini, senza andare a fondo in una narrazione che sappia sorprendere o coinvolgere.
leggi la recensione completa di pazuzu