Regia di George A. Romero vedi scheda film
The Amusement Park ovvero la pellicola perduta di George A. Romero spuntata per caso a inizio secolo, dopo venticinque anni dalla sua unica apparizione, a una retrospettiva curata al Torino Film Festival e successivamente restaurata dagli eredi del regista. Non è un vero e proprio film, ma un mediometraggio realizzato su commissione ai tempi in cui Romero era impegnato a dirigere La Città Verrà Distrutta all'Alba. La costruzione ricorda un po' quella delle pubblicità o dei prodotti volti a sensibilizzare la popopolazione. Non a caso a produrre il lavoro è un gruppo luterano intenzionato a smuovere il pubblico giovanile sulle problematiche sociali legate all'anzianità.
Romero non cura la sceneggiatura (quasi assente, così come scarsi sono i dialoghi), ma propone un trip di situazioni in cui il povero protagonista, l'ottimo Lincoln Maazel, si trova, di volta in volta, dileggiato, maltrattato, derubato, truffato e abbandonato dai frequentatori dell'Amusement Park, così da perdere il suo entusiasmo e rinunciare alla vita pubblica. Si segue la via della metafora. Il parco divertimenti, dove vanno in scena anche spettacoli a tema, rappresenta la vita di tutti i giorni, una realtà che ricusa la vecchiaia ("bisognerebbe togliere la patente a chi ha compiuto 65 anni!!!") e tende, quando va bene, a emarginare gli anziani.
La realizzazione è estremamente modesta, tanto da dare l'idea, sotto un profilo tecnico, di un lavoro amatoriale. Montaggio con l'accetta, fotografia non curata. Resta il buono spunto iniziale, la prova dell'attore principale e una direzione generale che ricorda sovente il cinema del muto. Boicottato dai suoi stessi produttori per l'eccessiva violenza (in realtà solo psicologica), The Amusement Park è un dramma grottesco (e non certo un horror) di presa sociale le cui intenzioni vengono subito sbandierate didascalicamente dal prologo e ribadite in conclusione dal suo stesso protagonista, quasi come se lo stesso Romero non fosse troppo convinto del prodotto realizzato. Dimenticato.
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