Regia di Paolo Benvenuti vedi scheda film
Benvenuti, più che una storia, vuole raccontare un'atmosfera, che è la Maremma, con le sue paludi e le sue foreste quasi impenetrabili, così come lo è, per i Carabinieri, la rete di connivenze e omertà che protegge, dal principe al carbonaio, il brigante Tiburzi. Quello del regista pisano è un film ellittico, dove l'azione non conta niente e poco conta anche la caratterizzazione dei personaggi: il brigante che dà il titolo al film si vede per pochi attimi e non parla mai. Si capisce, però, quali erano i rapporti sociali nella Maremma dell'Ottocento, e quali abissi di miseria nascondevano le ragioni per cui un poveraccio si desse al brigantaggio. E la barbarie, sembra volerci dire il regista, era sia dalla parte dei predoni che da quella della cosiddetta legge: tanto è vero che alla fine i Carabinieri, ucciso a freddo Tiburzi, non rinunciano al rito di mettere il cadavere in piedi appoggiato a un muro e di fotografarlo come se fosse ancora vivo. E il prete rifiuta di seppellirlo in terra consacrata. (28 dicembre 2007)
Alla fine dell'Ottocento, i Regi Carabinieri decidono di porre fine alle azioni del brigante Tiburzi, che imperversa per la Maremma toscana e laziale. Il bandito è in realtà un anziano, ormai soppiantato da altri briganti più giovani. Ma rappresenta un simbolo e deve essere eliminato.
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