Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film
Una delle trasposizioni shakespeariane di Branagh concettualmente più raffinate ed originali ma, allo stesso tempo, anche una delle sue opere meno felici e riuscite: la vicenda del re di Navarra e dei suoi tre compagni, che giurano di non avvicinarsi ad una donna e concentrarsi esclusivamente sugli studi per tre anni, giuramento mandato all'aria dall'arrivo a corte dell'affascinante principessa di Francia con le sue tre damigelle, viene trasportata di peso dal XVI secolo alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale e trasfigurata nelle forme e nei ritmi del musical hollywoodiano degli anni d'oro (quello, per intenderci, che parte da Busby Berkeley e Fred Astaire per arrivare fino a Gene Kelly e Bob Fosse, con i brani sognanti e immortali di Cole Porter, George e Ira Gershwin, Irving Berlin, Jerome Kern). Un'idea di per sè suggestiva, impreziosita ulteriormente da finezze e vezzi stilistici (gli incombenti e minacciosi venti di guerra vengono annunciati da falsi cinegiornali d'epoca, i numeri musicali cercano nell'approssimazione coreografica delle danze dei protagonisti di esaltare la spontaneità, la leggerezza e la giocosità del testo originale), ma che presto esaurisce le sue ventate di freschezza: il ritmo, inizialmente travolgente, pian piano si acquieta su un solido professionismo di maniera che annacqua il divertimento e priva l'eleganza figurativa della messinscena, sfavillante di luci e colori, della capacità di emozionare. Accurati e pregevoli, in ogni caso, il lavoro di scenografi e costumisti, la smagliante fotografia di Alex Thomson e l'affiatato cast d'attori (lo stesso Branagh, Alessandro Nivola, Alicia Silverstone, Natascha McElhone, Matthew Lillard e Adrian Lester, l'unico con esperienze da ballerino professionista). In definitiva, un'opera affascinante ma decisamente irrisolta.
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