E' un fiume in piena Lucio Fulci, intervistato nell'ultimo periodo della sua avventura terrena, quando, dopo la metà dei '90, ancora affabile, scatenato e lucido, si appresta a ripercorrere i tratti salienti di una carriera cinematografica che gli è valsa la fama di "massacratore dei generi cinematografici".
Incitato dalla regista Antonietta De Lillo, Fulci ci racconta nei dettagli più curiosi la sua avventura sul set, gli aneddoti di un uomo che ha sempre trovato nel modo di arrangiarsi la soluzione per sfiorare, a volte consciamente, a volte meno, la genialità.
E Fulci parla, apre lunghe parentesi ed incisi, ma non si dimentica di tornare al fulcro del suo discorso originario, citando i titoli di cui si sentiva più fiero (Beatrice Cenci, Una sull'altra, Non si sevizia un paperino), e pure i suoi scult più clamorosi (quel Zombi 3 ripudiato e finito di girare da Fragasso).
Ne scaturisce un autoritratto scatenato e concitato, degno del carattere vitale del celebre regista, che non si limita ad affrontare la sua attività di regista, ma anche quella di marito e padre, nella storia tutta salite e discese che contraddistinse la sua vita.
Suscitando nello spettatore un sentimento misto tra apprezzamento, divertimento per il personaggio fumino e scatenato, logorroico ma spiritoso che ne emerge, e persino un pò di tenerezza.
E poi i rapporti con i colleghi, la rivalità con Argento che Fulci accusa senza problemi di mancanza di ironia.
Un fiume in piena, dicevamo, questo Fulci talks, documentario scientemente frammezzato e tutto tagli e spezzoni volutamente lasciati come tali, per recuperare l'autenticità schietta e un po' ruvida di un regista folle che merita molto rispetto.
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