Regia di Giacomo Colli vedi scheda film
Fiero romantico, avventuriero appassionato, Antony fa innamorare di sé la bella Adele, pur già maritata. La vergogna per la situazione adulterina in cui la coppia si ritrova sprona il protagonista a commettere un gesto definitivo.
Questa trasposizione televisiva dell'opera omonima di Alexandre Dumas padre dura una settantina di minuti, seguendo uno standard dell'epoca (siamo nel 1968), e riduce di parecchio la materia narrativa di partenza; la sceneggiatura firmata da Giacomo Colli e da Adolfo Moriconi taglia insomma a più non posso dal testo teatrale originale e punta tutto sugli snodi centrali della trama. Pochi personaggi, scene in interni, dialoghi non molto elaborati rispetto all'Antony del 1831; il ritmo è davvero bassissimo e la retorica sostituisce l'azione: in tal senso l'unica scena forse ancora godibile oggi è quella in cui il protagonista spiega perché l'eroe letterario romantico non può essere una persona comune (soluzione: per far sì che il pubblico non vi ritrovi sé stesso). Il resto è realmente poco dotato di appeal, anche per via dei suddetti standard del piccolo schermo di quegli anni che prevedevano il bianco e nero, la recitazione teatrale e la riduzione dei movimenti di macchina. Curiosa l'introduzione da parte di un annunciatore, che spiega a grandi linee la trama e gli argomenti contenuti nel film susseguente, altra cosa ritenuta doverosa in quel periodo di fronte a una visione che la Rai evidentemente credeva troppo sofisticata per il pubblico casalingo. 3,5/10.
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