Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Sceneggiatura passata per le mani di ben tre persone per essere poi radicalmente modificata poco prima delle riprese dal produttore David O. Selznick, mentre la durata originaria di tre ore venne dapprima ridotta a poco meno di due ore e un quarto ed infine dopo la prima un'altra riduzione ulteriore la portò alla durata attuale di un'ora e quarantacinque minuti, il risultato di tutto questo è Il Caso Paradine (1947), che nonostante tutte queste traversie produttive, nella scelta del cast (praticamente nessuna scelta originaria fu disponibile per i ruoli) e in post-produzione non è l'ennesima pellicola sfasciata da altri del povero Orson Welles, ma un film di Alfred Hitchcock che finì per dirigerlo controvoglia dati anche i problemi in corso di lavorazione.
Sul sito purtroppo sembro essermi fatto la cattiva fama di "anti-Hitchcock", senza troppe giustificazioni su tale etichetta poichè basta vedere la mia playlist dei capolavori del cinema ed il suddetto regista ha ben 4 film con il massimo punteggio e e ben 5 con un giudizio da 4.5 stelle quindi comunque capolavori, oltre a svariati giudizi ottimi (4 stelle); in fin dei conti le uniche sue opere a cui assegno un'insufficienza sono solamente Il Sipario Strappato (1966) e Topaz (1969), due film abbastanza indifendibili, a meno che ovviamente non si sia dei fanboy e allora il problema non è il mio, quindi tutto questo è per dire che se i film sono quello che sono come quello che mi appresterò a recensire, non è colpa mia, ma del film in sè che mi ritrovo a vedere.
La pellicola dovrebbe in teoria essere un thriller legale, che nel corso del suo sviluppo dovrebbe provocare sempre più dei problemi sulla validità dei sentimenti da parte del fenomenale avvocato Anthony Keane (Gregory Peck) nei confronti della moglie Gay (Ann Todd), poichè si ritrova sempre più emotivamente coinvolto nella difesa della signora Anna Paradine (Alida Valli), che rischia la condanna a morte poichè accusata di aver avvelenato l'anziano marito non vedendo, con lo scopo di intascare l'eredità.
Come suggerito dallo stesso Alfred Hitchcock anni dopo la realizzazione della pellicola il problema principale di tutto il film è l'assoluta mancanza per quel che riguarda il focus narrativo, su cosa si vuole focalizzare l'opera? Sui dubbi morali che attanagliano l'avvocato Keane? Il non lasciarsi trasportare troppo dall'emotività nel proprio lavoro? Oppure concentrarsi sull'intrigo legale, specie nel dipanare i dubbi intorno alla figura della signora Paradine che sembra nascondere qualcosa? Di cosa il film voglia parlare resta dopo la visione un qualcosa di oscuro anche per il sottoscritto, sicuramente per la trattazione al di sotto degli standard del regista di ciascuno di questi argomenti la colpa oltre che nella sceneggiatura risiede anche nel montaggio che come una falciatrice ha tagliato come se non ci fosse un domani, finendo praticamente con l'ottenere delle figure dalla psicologia sbiadita, a farne le spese maggiori è il personaggio interpretato da Ann Todd, la cui gelosia oltre ad essere affrontata nel medesimo modo ben due volte (non un buon segno per un film dalla durata di poco meno di 110 minuti), risulta carante nella caratterizzazione per via di una serie di argomentazioni che la donna stessa con fare alquanto confuso nell'esposizione, rinnega ciò che ha affermato sino a poco prima per poi chiedere al marito di difendere la signora Paradine, perchè altrimenti la loro unione non potrebbe sopravvivere in caso di condanna della donna, la quale ottenendo l'assoluzione potrà continuare a far del male ad altri uomini lasciando in pace suo marito (si lo so non significa una mazza, ma vi giuro che ha spiazzato anche me, perché puoi essere anche Alfred Hitchcock alla regia, ma innanzi ad una logica del genere puoi fare ben poco). Non sfugge alle critiche anche il personaggio di Gregory Peck, la cui infatuazione verso la signora Paradine ed il contrasto di sentimenti che genera in lui, è poco palpabile e sentito, più urlato che intimamente sofferto, non aiuta il fatto che Gregory Peck è l'incarnazione dei valori più puri ed onesti insieme a Gary Cooper tra gli attori della vecchia Hollywood, quindi è ulteriormente difficile credere che possa anche solo passargli per la testa il pensiero di tradire la moglie, in effetti Laurence Olivier, la scelta primaria per il ruolo, avrebbe dato ben altro spessore nei panni di tale personaggio.
Se la parte drammatico sentimentale è deludente se non proprio inutile perchè non ha alcuna forza, la sequenza processuale oltre ad essere più nelle corde del regista, sicuramente mostra maggiore libertà stilistica, con ben quattro macchine da presa posizionate da Hitchcock da varie angolazione, così in fase di montaggio ha scelto le riprese migliori per costruire le scene ambientate nel tribunale. L'approccio a livello stilistico ha giovato, offrendo da questo punto di vista le sequenze più belle del film, con la ripresa a 270 gradi che accompagna l'ingresso in tribunale di Andrè Latour (Louis Jourdan) fino al banco dei testimoni per deporre, oltre ai numerosi primi piani su Alida Valli, maschera impertubabile di misterioso fascino che cela chissà quali misteriori segreti che l'attrice italiana interpreta con assoluto rigore scenico, non facendo rimpiangere per nulla di essere stata una scelta di ripiego al posto dell'indisponibile Greta Garbo, anche se il regista inglese pare la considerasse tra i problemi del film come parte del cast, evidentemente si sbagliava, anche perchè la Valli probabilmente era la miglior attrice italiana dell'epoca e tra le migliori al mondo (Orson Welles dixit).
Purtroppo i colpi di scena sono telefonati da circa metà film, quindi le rivelazioni processuali non colpiscono e oltre ai tocchi di regia di tanto in tanto, solo l'immenso giudice interpretato da Charles Laughton riesce a dare ritmo ad una narrazione che finsice sull'adagiarsi sempre più in un binario morto in attesa di un colpo di scena tipico del regista (e di questo genere di film) spiazzi lo spettatore, finendo invece un un esercizio di originalità per il genere che lascia spiazzati... ma in negativo, perchè praticamente rende inutile tutto il film, chiudendo poi la pellicola con un finale anticlimatico. Costata oltre 4 milioni di dollari all'epoca (un budget stratosferico), la pellicola fu un grosso fiasco ai botteghini e venne massacrata dalla critica, che ebbe gioco facile nel rivelare tutte le magagne narrative. E' un film indubbiamente difettoso, magari con scelte tecniche talvolta inutili (perchè oscurare la parte superiore del corpo del cameriere Latour quando pochi minuti dopo dalla finestra con l'avvocato Keane in un normale dialogo ne inquadri tutta la figura?), ma per la maggior parte reggono e danno ritmo ad una pellicola che nelle mani di qualsiasi altro regista sarebbe stato un totale disastro. Il Caso Paradine è una pellicola discreta, questo lo si deve solo e soltanto alla regia di Alfred Hitchcock, oltre al fatto da segnalare per quanto riguarda una linea di dialogo contro la pena di morte da parte della moglie del giudice, per il resto è un film per appassionati sfegatati del regista che comunque resteranno colpiti da come il loro beniamino anche con le limitazioni produttive, sia riuscito con la sola abilità registica a salvare un film dal naufragio totale, dono che appartiene solo ai grandi maestri del cinema.
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