Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Selznick ovunque. Hitch senza controllo adeguato sulla produzione soffre ma con classe e carattere porta a casa un gran film ingiustamente sottovalutato. 7,5 SOTTOVALUTATO
Partendo con l'handicap Selznick, Hitchcook mostra la grinta e non si arrende al compitino scalciando continuamente in un contesto filmico fuori dai suoi territori. Infatti nell'ambiente processuale il grande regista si sentì limitato reagendo magistralmente: tutto talento, con colpi di regia strepitosi. Con una sceneggiatura bloccata dal producer, zio Hitch ha in mano solo l'arma della messinscena e si esalta nelle linee di ripresa, i movimenti di macchina, i tagli di montaggio, la gestione delle luci in chiave emozionale, spremendo il semplice ma confuso script. Così piano, piano i temi si addensano e si stratificano sorprendendo lo spettatore fra continui triangoli amorosi e attrazioni incontenibili, dove come sempre l'uomo confuso è sorretto dalla guida femminile, l'unica ad intuire lo sviluppo degli eventi. Il maschio è debole, troppo influenzabile, la femmina invece paradossalmente anche attraverso l'irrazionalità superficiale dell'abbandono amoroso si carica di energia positiva e con lucido coraggio affronta il proprio destino. Tanto è vero che in pieno periodo dark-lady (1947), la dark hitchcookiana (una clamorosa Alida Valli), rifiuta le convenzioni e va oltre, libera, forte. Dopo aver martellato Selznick è giusto elogiarlo nella scelta dell'indimenticabile cast, tutti al top, ognuno al posto giusto, in un film ingiustamente sottovalutato anche dallo stesso autore.
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