Uno dopo l'altro, alcuni illustri magistrati dell'Italia Meridionale, vengono uccisi in modo violento da un misterioso assassino abile a dileguarsi senza lasciare tracce. Quando i delitti cominciano a verificarsi anche nella capitale, l'assillo del capo della polizia nei confronti dell'ispettore incaricato delle indagini, Amerigo Rogas, si fa sempre più pressante, considerata la necessità di dare un volto al misterioso efferato killer.
I primi a finire tra gli indagati, sono alcuni esponenti appartenenti all'estrema sinistra, mentre dai vertici la polizia insiste affinché si indaghi su qualcosa che accomuni i magistrati uccisi, tipo un processo che abbia coinvolto tutte le vittime dando luogo ad una sentenza che abbia procurato in qualcuno una tale ansia di vendetta.
man mano che le indagini proseguono, così come pure le morti, Rogas, a cui viene affiancato anche un altro commissario (Renato salvatori), si convince che il mandante di tutte quelle morti sia il frutto di un piano eversivo ordito da alcuni insospettabili funzionari di stato appartenenti all'organo di polizia, con l'intendo di addossare la colpa sulla estrema sinistra.
Forte di una conoscenza molto disinteressata con il più illustre esponente del partito comunista (Luigi Pistilli), Rogas tenta di rivelargli i suoi sospetti, ma finisce ucciso insieme all'amico nel museo in cui i due si danno appuntamento. Sulla loro uccisione, gli organi di stato troveranno modo di accusare lo stesso Rogas, dichiarandolo l'unico esecutore e responsabile dei delitti. Gli esponenti della sinistra, pur a conoscenza della verità, preferiranno tacere perché consci di essere in tal modo troppo prematuramente coinvolti in una difficile scalata al potere.
Dal romanzo di Leonardo Sciascia intitolato Il contesto, adattato per lo schermo da Tonino Guerra, Lino Iannuzzi e lo stesso Francesco Rosi, il regista di Uomini contro dà vita ad un film che riflette efficacemente l'atmosfera incandescente dell'Italia degli "anni di piombo", afflitta da forze occulte che strumentalizzano le rivolte giovanili e ogni tentativo di protesta, per coprire le loro connivenze e il loro agire di nascosto per mantenere le redini di un paese corrotto ed afflitto da un malaffare dilagante.
Lino Ventura, che recita senza nascondere una leggera, quasi impercettibile inflessione francese al suo italiano d'origine, peraltro impeccabile, si impegna in una interpretazione straordinaria, ritagliandosi un ruolo di uomo di responsabilità e dovere colmo di sfaccettature e risvolti intimi notevoli, pur nella sua ostentata e inevitabile solitudine malinconica quanto basta, ma dignitosissima.
Nel notevole cast, grazie ad una coproduzione italo francese dal buon budget, appaiono anche nomi "eccellenti" come Max Von Sydow, Alain Cuny, Fernando Rey, Charles Vanel, Paolo Bonacelli, Tina Aumont.
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