Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
All'origine c'è Leonardo Sciascia: Il contesto è il punto di partenza per raccontare un aspro apologo sull'etica e sulla politica, sui confini della legalità e dell'inviolabile. Il protagonista è il commisario Rogas (un ottimo ed asciutto Lino Ventura) che si ritrova ad indagare su un delitto di un giudice. Poi gli omicidi diventano due, e poi tre: tre giudici fatti fuori in pochi giorni. Chi c'è dietro? Naturalmente le losche trame di uno Stato parallelo allo Stato. E quando dopo ricerche e indagine il nostro Rogas avanza la tesi del complotto, tutti gli voltano definitivamente le spalle, abbandonandolo al suo destino: i ruoli si ribaltano e tutto rimane come prima. Come prima, più di prima.
Negli anni più tristi sempre protagonisti, Francesco Rosi e Tonino Guerra si addentrano nei meandri dell'Italia più cupa, oscura, traviata e il film mantiene intatta a tutt'oggi una sua potenza allegorica (espressa sin dal principio con gli scheletri della cappella dei cappuccini a Palermo) e perciò ancora più inquietante. Le legnate morali non risparmiano nessuno. Magnetico, amaro e talvolta malinconico, Rosi indaga con lo sguardo disilluso dell'intellettuale ed osserva con l'occhio del cineasta civile. Il cast all stars merita un applauso generale: sfilano, come in una galleria degli orrori morali, le espressioniste maschere del potere Max Von Sydow, Tino Carraro, Charles Vanel, Fernando Rey, Paolo Bonacelli, Alain Cuny, Renato Salvatori, Luigi Pistilli. Splendide musiche di Ennio Morricone.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta