La recensione su Cadaveri eccellenti

Alcuni magistrati tra Palermo e Roma sono assassinati. Conduce le indagini l'ispettore Amerigo Rogas, il quale, per prima cosa, sonda ambienti mafiosi; successivamente, non essendo approdato ad alcun risultato, cerca il colpevole tra persone che furono danneggiate dall'attività giudiziaria - non sempre limpida - delle vittime. Le indagini lo portano a scoprire l'esistenza di un complotto nel quale sono coinvolte personalità di primo piano della politica nazionale. Non gli sarà però consentito di divulgare la notizia. Francesco Rosi, veterano del cinema politico e sociale, dirige questo film dopo la metà dei turbolenti anni '70, raccontando con estremo pessimismo in quali condizioni versassero le istituzioni italiane, tra le quali non ne salva alcuna, ne' forze dell'ordine, ne' ministri, ne' segretari di partito e men che meno la magistratura. Contro quest'ultima lancia l'invettiva più forte. Giudici e procuratori presenti nel racconto sono rappresentati come vecchioni tronfi e pomposi, i quali agiscono, se va bene, indifferenti al ruolo; se va male in spregio a duecento anni di progresso giuridico e morale. Ne dà conferma il magistrato Riches nella sua "apologia della decimazione", in base alla quale sostiene che il giudice sia legittimato ad emettere condanne su base casuale. L'inchiesta porta il protagonista a contatto non solo con il mondo della criminalità organizzata - simbolicamente, il primo ad essere sospettato ... e scagionato - e della "malagiustizia", ma anche con la "malapolitica". Vertici militari, capi di partito, ministri, si preparano ad una manovra eversiva. Eventuali indagini di contorno devono produrre danno ai "gruppuscoli", unioni di giovani di sinistra in eterna protesta contro il malfunzionamento delle istituzioni ed il malaffare di chi le rappresenta. Il tutto avrebbe lo scopo di tranquillizzare l'opinione pubblica, preparandola ad una svolta autoritaria, e danneggiare il Partito Comunista, unico a non partecipare a spartizioni di poteri e ricchezze non dovute, la quale compagine non si rivela, tuttavia, migliore delle altre, poichè i suoi maggiorenti impediscono, a seguito della tragica fine del protagonista, che quanto egli aveva scoperto, a costo della vita, sia reso noto. L'ispettore Rogas è interpretato da Lino ventura; esprime determinazione nella conduzione delle indagini e dolore a causa del degrado morale con il quale viene a contatto. Ad un certo punto, anche preoccupazione. Comprende che, man mano che procede nelle ricerche, i rischi per la sua persona aumentano. Il cerchio si stringe intorno al poliziotto, ma egli confida che intorna a sè non vi sia solo marciume, che qualcuno ancora si salvi; è una speranza vana. Molto bravo Max Von Sydow nel ruolo di Riches; il suo personaggio giunge a scomodare Voltaire, pur di giustificare la propria malsana idea di giustizia, in un monologo che ricorda, se non altro per i toni accesi, il celebre discorso del protagonista di "Indagine Di Un Cittadino Al Di Sopra di Ogni Sospetto", di Elio Petri. L'impianto del film, dai ritmi lenti, è quello tipico di un poliziesco; uno dietro l'altro, i magistrati sono assassinati, mentre l'inchiesta va avanti a tentoni. Ma essa è lo strumento che utilizza il regista per esplorare gli ambienti malati dei poteri italiani, traendo delle conclusioni per buona parte assolutamente realistiche - anticipa di tre lustri i misfatti emersi durante le vicende di "Tagentopoli"; ipotizza l'esistenza di un complotto eversivo che non può non ricordare il "Golpe Borghese". Opera coraggiosa, di forte impatto ed ancora, purtroppo, attuale, resa più accessibile ed appassionante in virtù di un impianto narrativo tipico del genere poliziesco.