Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
Prendi un fatto di cronaca, un notissimo fatto di cronaca, spoglialo di tutte le informazioni superflue, di tutti quegli anni in cui le cose vere e quelle false si sono amalgamate a tal punto da renderne impossibile la distinzione e raccontalo in modo pulito, netto, deciso. Pensandoci a posteriori solo Marco Tullio Giordana, avvezzo e non poco ai racconti di cronaca nera (I cento passi, Romanzo di una strage, sono due esempi ben palesi) poteva riuscirci in questo modo.
Yara, la sua ultima pellicola, disponibile su Netflix dal 05 novembre, racconta della giovanissima Yara Gambirasio scomparsa il 26 novembre del 2010 in quel di Brembate di Sopra e ritrovata assassinata il 26 febbraio del 2011. Unico responsabile, oltre ogni ragionevole dubbio, Massimo Giuseppe Bossetti.
Il racconto di Giordana parte dal ritrovamento del cadavere, avvenuto a tre mesi dalla scomparsa della ragazza e prosegue poi con le meticolose indagini del pubblico ministero Letizia Ruggeri, affiancata dal colonnello Vitale e dal maresciallo Garro la cui determinazione porterà alla soluzione del caso. Lo schema che il regista utilizza di alternare i ricordi con la realtà è senza dubbio vincente. Il risultato è un racconto lineare e piacevolmente seguibile che aumenta di intensità man mano che si prosegue con la visione e che non straborda mai, non osa mai superare quei margini di rispetto dovuti vittima e alla sua famiglia.
Molto interessante il ruolo della donna all’interno del racconto. Il tetraismo che si va creando tra Yara, la madre Maura e il pubblico ministero Letizia, crea un fil rouge che domina tutta la durata della pellicola, spostandosi da una figura femminile all’altra, attraverso i proprio drammi, le paura e le angosce che animano le loro esistenze. Ultima e non meno importante la figura della Sig.ra Bossetti, moglie dell’accusato, che subisce i dubbi sulla colpevolezza del marito.
Peccato per la marginale interpretazione di alcuni protagonisti che sembrano enfatizzare in modo teatrale la loro messa in scena che diventa stucchevole già poco dopo l’inizio della visione, palesando la finzione della realtà che mostrano e non permettendo di godere a pieno dell’ottimo lavoro di sceneggiatura e regia pur presentando, a detta dei diretti interessati, non pochi errori e incongruenze con i fatti reali.
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