Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
Nel 2010 a Brembate, nel bergamasco, la tredicenne Yara Gambirasio (Bono) viene trovata in ormai avanzato stato di decomposizione dopo essere stata barbaramente assassinata. Sul caso indaga Letizia Ruggeri (Ragonese), un passato all'antimafia, alla quale viene riconosciuta fin dal principio scarsa credibilità. Le indagini sembrano infatti portare a un vicolo cieco e anche il fermo di un marocchino imbarcatosi in fretta e furia verso la terra d'origine si rivela un buco nell'acqua. Ma con una caparbietà impressionante e ricorrendo a una mappatura a tappeto del DNA dei possibili parenti di "ignoto 1", il pubblico ministero Ruggeri riesce a individuare il vero colpevole, Massimo Giuseppe Bossetti (Zibetti), un muratore dalle strane attitudini.
Fedele al suo cinema di grande impegno civile e a una certa attitudine nello stare a ridosso della cronaca e della Storia, Giordana ricostruisce i nodi di una vicenda giudiziaria che fece molto scalpore. Lo fa realizzando un legal movie di impianto sostanzialmente televisivo, che tuttavia esalta la capacità degli sceneggiatori - i referenziatissimi Graziano Diana e Pietro Valsecchi - di ricostruire in modo impeccabile l'intera indagine, rendendo chiaro in modo esemplare il lavoro investigativo dei RIS di Parma. A questo si aggiunge un'ulteriore nota di merito, ossia la capacità del regista di tornare sulla questione di genere (come già in Nome di donna e Lea) al punto da rendere il personaggio di Isabella Ragonese, combattiva pubblico ministero (come sottolineano un po' didascalicamente i suoi sfiancanti allenamenti con il sacco da pugilato), la vera protagonista del film.
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