Regia di Pino Passalacqua vedi scheda film
Durante il regime fascista Anselmo Bordigoni, detto il Bordiga, è un maestro elementare che perde il lavoro a causa delle sue scarse inclinazioni politiche. Buon virtuoso del pianoforte, finisce a suonare in un'orchestrina sgangherata di paese e subisce l'onta del confino, ma avrà la sua rivincita non appena finita la seconda guerra mondiale.
Il romanzo Il balordo di Piero Chiara usciva nel 1967; undici anni dopo veniva portato sul piccolo schermo – con una dignitosissima produzione, peraltro – da Pino Passalacqua, grazie a una sceneggiatura firmata da Lucia Drudi Demby e Paolo Morosi con la collaborazione di Stefano Delli Colli e la consulenza (così sui titoli di testa) di Leo Benvenuti e Piero De Bernardi. Il risultato sono tre ore di film, suddiviso in tre segmenti da un'ora atti alla trasmissione in triplice prima serata, assolutamente godibile e dal materiale narrativo sufficiente a mantenere comunque un ritmo apprezzabile lungo l'intera visione. Certamente tra le note positive vanno citati anche gli interpreti: un ottimo Tino Buazzelli come protagonista, alla sua ultima prova sul set (scomparirà prematuramente nel 1980), e poi un giovane Teo Teocoli incomprensibilmente doppiato e ancora Jacques Herlin, Walter Valdi, Ugo Bologna, Elisa Cegani, Richard Harrison, Aldo Bufi Landi e Vittorio Mezzogiorno, con la voce off del narratore di Renzo Palmer. Alcuni momenti sono memorabilmente spassosi, come quello in cui viene presentata la banda musicale composta da 'reietti' del regime fascista: il protagonista (apolitico), un omosessuale, un delinquente e un uomo senza dito medio e anulare della mano destra, reo di aver fatto le corna durante il saluto fascista. Buon dispendio di mezzi, altrettanto solido il mestiere, orecchiabile la colonna sonora (Luis Bacalov). 6/10.
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