Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
A Roma non piove da 3 anni, e la mancanza d'acqua stravolge regole e abitudini dei suoi cittadini. I destini di un autista, un avvocato, un attore e un ex detenuto si intrecciano, mentre lottano per la propria sopravvivenza.
"Siccità" s'inserisce inequivocabilmente tra le file del genere della distopia ambientale. Paolo Virzì sceglie l'ambientazione di Caput mundi per un racconto delle rovine dell'Italia presente posponendoli in un futuro distopico e quasi incombente. Dall'incipit in poi la narrazione si divide tra i diversi personaggi che si intrecciano e inseguono dall'ospedale al penitenziario, dagli studi televisivi ai centri accoglienza, dagli alberghi di lusso alle case popolari. Il regista non riesce però, forse a causa anche di questo continuo alternarsi di storia ognuna slegata dalla precedente e con dinamiche totalmente differenti, a districare la fitta narrativa che via via tesse: dall'riflessione sugli effetti del cambiamento climatico, si passa tutto d'un tratto ad una rapida quanto inconcludente critica nei confronti della comunicazione dei social media e a una metafora paradossale e quasi aforismica sulla pandemia che si è da poco conclusa
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