Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Virzì scherza con Sorrentino e porta "la grande bruttezza" nella città eterna. Ma la siccità vera è quella della gola dello spettatore obbligato ad ingurgitare patatine, pop corn e seme per arrivare alla fine del film.
Alla grande bellezza Virzì risponde con una Roma in formato grande bruttezza, arida di animi come di acqua, nella quale la gente si arrabatta come al solito tra umane indifferenze e differenze di classe, tra il serio ed il faceto, tra l'egocentrismo ed un altruismo interessato. Temi importanti, attori importanti, luoghi importanti, ma un film tecnicamente impeccabile non riesce a dare profondità ai molteplici contenuti, risultando così un patinato poster delle odierne disgrazie, un collage ben assemblato delle miserie umane, ma non l'opera che le velleità della regia insegue. E lo si capisce chiaramente. Troppo lunga, troppo didascalica, troppo pretenziosa, la commedia scorre lenta, a tratti annoiando, a tratti confondendo, lasciando l'amaro in bocca allo spettatore. Rimane una buona intuizione di fondo, qualche momento di buon cinema, ma la sensazione che la regia si sia fatta prendere un po' troppo la mano permane per tutta la durata della pellicola. Da vedere come rovescio della medaglia sorrentiniana. Borioso
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