Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Erano una decina di anni che non mi arrischiavo a vedere un film di Paolo Virzì e, a conti fatti, avrei fatto bene ad aspettarne altri dieci. Il regista toscano ormai viaggia su livelli medio bassi, di Cinema di massa, superficiale, che proprio "Siccità" esemplifica al meglio. Una Roma del futuro, distopica, è in preda alla siccità, appunto, e l'acqua è diventata un bene primario, coinvolgendo i suoi abitanti, siccitosi anche dal punto di vista dei rapporti umani, dell'empatia, della speranza. Virzì prepara un polpettone abbastanza indigesto, farcito di una moltitudine di attori romani (e non), più o meno famosi, (da Mastandrea a Max Tortora, dalla Pandolfi a Sivio Orlando) ognuno con una storia personale, piccola o grande, storie che finiscono per sfiorarsi e, in certi casi, a incontrarsi. Una infinita e noiosa soap opera, televisiva fino al midollo, perfetta per una serie tv di Canale 5, dove nessun argomento viene approfondito, nemmeno l'ambientalismo, macchiettistico (forse volutamente?), con una lunga serie di luoghi comuni, senza che nulla succeda di interessante. Per carità, gli attori, qui e là, sono di qualità, ognuno recita la sua parte bene, ma è un film che non arriva mai da nessuna parte e con un finale che avevo già capito dopo dieci minuti di visione, anche se non immaginavo così patetico. Ah, c'è anche l'angolo trash, con una Monica Bellucci terrificante come sempre, quando deve recitare. Occuperà non più di cinque minuti, in totale, di pellicola, ma è un bello "scult". La coralità, cercata anche qui, di film vivi come Tutta La Vita Davanti", 2012, in questo caso non funziona. "Dispiace, ma il film è brutto e Virzì è bollito, come uno dei tipici piatti toscani.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta