Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
In una Roma divorata fino al letto del Tevere da una prolungata siccità pluriennale, si muovono le esistenze di personaggi dai profili assai diversi: l'avvocato di successo (Marchioni) in crisi con la moglie (Pandolfi), medico che scopre l'inizio di una possibile epidemia generata (forse) dalle blatte, un attore sul viale del tramonto (Ragno) che si improvvisa influencer populista sui social con una moglie (Lietti) che sogna un'altra vita, un galeotto (Orlando) che non vuole uscire dalla prigione, un tassinaro (Mastandrea) con frequenti crisi letargiche e tanti altri, tutti alle prese con le difficoltà comportate dalla siccità, dai problemi di salute alle manifestazioni di piazza.
Paolo Virzì scrive il suo film forse più ambizioso con i fidati Francesca Archibugi, Francesco Piccolo e Paolo Giordano. Se l'idea, almeno sulla carta, potrebbe funzionare per via dell'originalità del progetto e per la struttura altmaniana, di fatto l'operazione riesce soltanto dal punto di vista scenografico e fotografico, con una capitale semideserta post lockdown e immagini sabbiose, frutto dell'ennesima prova maiuscola di Luca Bigazzi. Ma il bestiario di personaggi che popola il film è messo al servizio di una satira annacquata e di un ritratto caricaturale, patendo una siccità creativa che, per essere alimentata, avrebbe avuto bisogno di ben altro che acqua di rose.
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