Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
Sogni, passioni e rabbia, quotidiane speranze e delusioni di un gruppetto di ragazzini di città.
Quattro giovanissimi 'vitelloni' spagnoli, quattro adolescenti chiamati a crescere, ad affacciarsi sul mondo degli adulti, tra sogni, speranze, rabbia e delusione: nulla di più in questa pellicola della prima produzione di Marco Ferreri, dal regista scritta insieme a Leonardo Martin. Come è noto gli esordi di Ferreri dietro la macchina da presa avvennero in terra di Spagna, con una trilogia di titoli lapidari e di opere altamente veriste: questo Los chicos è il titolo mediano – nonché il meno noto – di tale terzetto, posto tra El pisito (1958) ed El cochecito (1960). Non si tratta in ogni caso di un brutto film, ma di un film irrisolto, fors'anche volontariamente, sì: la storia non porta da nessuna parte, anzi finisce per chiudersi esattamente dove era iniziata (in un'edicola, sotto la pioggia), alimentando il senso di disperata stagnazione che attanaglia i quattro giovani protagonisti. El chispa, El negro, Carlos e Andres vengono da famiglie differenti, contesti socioeconomici differenti, esperienze di vita differenti, ma sono accomunati oltre che dall'amicizia da un certo qual senso di impotenza che è, a guardar bene, strettamente correlato alla fase dell'esistenza che stanno vivendo; il Castoro di Alberto Scandola su Ferreri sostiene che Los chicos sia un atto di accusa (pur non riuscito) verso una società troppo protettiva e permissiva verso le giovani generazioni, ma francamente pare un po' eccessivo ricercare tanto e tale 'ferrerismo' in un'opera ancora così acerba. Da salvare quantomeno la sequenza del sogno della corrida, a suo modo ironica e sorprendente. 4,5/10.
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