Regia di Pupi Avati vedi scheda film
"Forse nostra madre doveva andarsene per sempre perché io e mio fratello vivessimo l’urgenza di raccontare questa vicenda che la riguarda". Memoria dolcissima, sentimenti autobiografici, lutto composto e lirico permeano questo ritorno di Pupi e Antonio sulle amate colline emiliane. Il giardino di una giovinezza da trattenere con le sue tonalità calde e gioviali, con le sue facce bizzarre, con le sue storie collettive, con la leggerezza vaga di un racconto orale. L’ombra della madre è quella di Ines, una ragazza che si innamora del figlio di un antiquario e accanto a questa figura, cara e privata, si compone un coro di personaggi, di vicende, di umori, di attese e di rimpianti. Nell’Italia rurale degli anni del fascismo, è un appuntamento, un evento, un passaggio delle stagioni della vita a tessere la trama sottile, a segnare i destini dei tanti personaggi (quasi tutti riusciti): il ballo inaugurale della balera vicino al fiume, nella Valle del Reno. Il regista, con la consueta perizia e con i tratti inconfondibili del suo gusto per la narrazione, affabula, evoca, inventa, incornicia i ricordi, suoi e altrui, ascolta le voci perdute nel tempo.
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