Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Nel panorama del cinema italiano, Pupi Avati è una figura intelligente e raffinata, che continua a percorrere la propria strada con amabile simpatia. Ha il gusto e la capacità del racconto, cosa rara oggi, e le mette a frutto con sapiente e calibrata nostalgia in ogni suo film. Non è esente La via degli angeli, girato nell’ultimo anno del millennio, una storia, anzi, tante storie delicate e soffici, ricamate con il sottile filo della memoria in un tessuto vellutato e quasi tenero. Il garbato Pupi si rifà ai racconti che la madre - a lei è dedicato il film - narrava a lui e al fratello Antonio (produttore e sceneggiatore dell’opera): le vicende di una donna che ha vissuto a cavallo tra gli anni venti e trenta e ne ha viste di gente bizzarra e di episodi curiosi bazzicarle davanti ai suoi occhi puri e ingenui. Focalizzando l’attenzione su un’estate trascorsa nei dintorni di Bologna, tra Sasso Marconi, San Leo e il fiume Reno, v’è l’occasione di dipingere un delizioso quadretto di figure singolari e situazioni curiose.
Con quell’agrodolce malinconia che è ormai cifra della suo arte, Pupi disegna un ritratto eccezionale, sobrio e genuino, un cinema del presente che affonda con affettuosa finezza al ricco passato che abbiamo alle spalle, un film decisamente sottovalutato sia alla sua uscita che oggi. Avvalendosi di un cast tecnico fidatissimo (le luci limpide di Pasquale Rachini e l’elegiaca musica di Riz Ortolani su tutti), può contare su una pattuglia di interpreti più che convincenti, a partire dalla protagonista Valentina Cervi (personaggio chiaramente ispirato alla madre degli Avati), la dattilografa Ines che s'innamora, non ricambiata, di Libero De Rienzo, nullafacente figlio del suo datore di lavoro, Mario Maranzana. Non vanno dimenticati un maestoso Gianni Cavina come “fratello di Loris” (un maturo proprietario di balera abbastanza trascurato che fa il suo giro sull'Appennino a raccogliere giovani contadini scapoli per quel fondamentale evento che è il ballo dell’estate nel suo locale), e un Carlo Delle Piane sotto le righe che raffigura il suo medico condotto dal passato oscuro e dal presente caritatevole.
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