Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
Il primo comandamento è già di per se il più metafisico perchè impone all'uomo di prenderlo per vero senza controprove, l'affermazione dell'unicità di Dio è un comandamento astratto che ogni essere vivente concepisce e assorbe singolarmente metabolizzandolo sulla propria coscienza, sul proprio io cosciente, sul proprio Dio cosciente, cercando di interpretare gli avvenimenti che segnano il proprio cammino e calcolando ogni possibile ostacolo che possa interromperlo, è proprio ciò che accade al protagonista di "Decalogo 1" nel quale Kiezloeski rivela fin da subito una presenza enigmatica intorno a quel laghetto ghiacciato, quell'uomo dallo sguardo silenzioso che percorre tutto il Decalogo (escluso l'ultimo film) è qui avvolto nella sua pelliccia mentre trova il calore prodotto dal piccolo falò pur senza apparire particolarmente infreddolito.
Questo personaggio è la raffigurazione di una entità che osserva ed è a volte capace di esprimersi con delle manifestazioni premonitrici o chiarificatrici: il padre di Pavel vede l'inchiostro propagarsi sulle sue tavole pitagoriche come il ghiaccio che si rompe immerso dall'acqua sottostante e alla fine del racconto si prostra davanti alla immagine della Madonna che sembra piangere lacrime di compassione o forse è solo lo sgocciolio delle candele cadute dopo l'urto dell'uomo con l'altare di mattoni instabili crollati come la sua convizione di poter dare una spiegazione razionale e logica ai fatti della vita pur non sapendo spiegare al proprio bambino perchè si vive e perchè si muore, perchè quel cane lupo morto congelato sulla neve era sempre triste nel suo girovagare intorno ai bidoni della spazzatura, sembra quindi più facile per Pavel accettare la risposta della zia che interpreta la vita semplicemente come un dono.
Il freddo gelido di una Varsavia natalizia senza palle colorate e luci intermittanti è il teatro perfetto per ambientare la prima potentissima parabola di Kieslowski basata sui dieci comandamenti in cui viene snocciolata chiaramente l'eterna diatriba fra spiegazione scientifica logico matematica e quella imponderabile fatalistica voluta dal cielo di ciò che segna il destino dell'uomo e il compianto maestro polacco non solo propende chiaramente per la seconda ma pare volerci indicare senza alcun dubbio che essa influenza anche la prima con quel computer che si accende da solo chiedendoti di essere interpellato per qualche domanda con la frase di comprensione globale "I'm ready" - "Sono pronto" ma in definitiva la risposta più chiara e incontestabile sulla vicenda la esprime il piccolo Jazek, l'altro bambino scomparso che per volere di Dio ricompare fra le braccia dei suoi e alla domanda del padre di Pavel risponde con l'innocenza di chi sa interpretare le cose senza fare calcoli e senza avere idoli: "Pavel pattinava sul laghetto, era andato a pattinare sul laghetto".
Alla fine rimane solo il ricordo, appena un'immagine presa per caso dalla telecamera interna della scuola.
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