Regia di David Koepp vedi scheda film
Si tratta del primo film scritto è diretto dal regista americano David Koepp, dopo le due collaborazioni d’eccezione, con mostri sacri del cinema come Steven Spielberg in “Jurassic Park”,e Brian De Palma in “Mission Impossible”. Queste esperienze devono indubbiamente aver fruttato a Koepp una maggiore sensibilità rispetto a quella del regista medio, di bassissima caratura, in genere assoldato per la realizzazione degli aborti ai quali ci ha abituato il ciclo “Alta Tensione” di Canale5. Azzeccata è infatti la figura allegorica nel segno della quale si apre la narrazione: l’immagine dei coyote che straziano una preda sullo sfondo di un’imponente centrale elettrica, è un proemio di notevole intensità; simboleggia e prefigura l’orebasia che il black-out comporterà più avanti. Il rapporto conflittuale tra Matthew e Annie, ulteriormente alterato dall’ingresso in famiglia del vecchio amico Joe, altro non è che il principio di un climax, che condurrà in seguito ad una violenta anarchia. Di qui in poi (ma a ben vedere lo erano fin da subito), i comportamenti delle persone diverranno via via più animaleschi e rudi: il piccolo furto alla farmacia è solo l’inizio della fine. Poco più tardi troviamo infatti una nuova metafora, che simboleggia la degradazione dell’uomo: Matthew non esita a cedere un costoso orologio, simbolo di ordine e progresso, pur di possedere un potente fucile per difendere famiglia e proprietà. I protagonisti, dopo i primi drammi, che dimostrano l’impotenza della legge, tentano la fuga verso la città, dove pare essersi rifugiata l’ultima traccia di civiltà, avendo abbandonato la periferia, ma è tutto inutile, perché anche sulle strade imperversa la violenza, e presto Joe verrà ferito, in uno scontro con ogni probabilità evitabile.
Vi sono tuttavia anche non pochi appunti da muovere al regista. Innanzitutto, i primi trenta minuti sono carichi di noia, e i personaggi, in special modo in questa prima parte, sono piuttosto artificiosi. Talvolta invece Koepp sembra calcare un po’ la mano, e le conseguenze del black-out, paiono forse eccessivamente apocalittiche. Gli atteggiamenti dei personaggi sono sensibilmente esasperati, tanto da divenire spesso fastidiosi per lo spettatore.
Ripulito da queste ingenuità, “Effetto Black-out” avrebbe potuto essere un film memorabile, ma così si limita ad essere un thriller di fascia media, pur se originale ed intrigante.
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