Regia di Alessandro Lucidi vedi scheda film
Una modella viene perseguitata da un maniaco, che una sera riesce a metterle le mani addosso dopo averne eliminato il marito. La donna però, violentata e umiliata, non si dà affatto per vinta e mette in atto la sua vendetta.
Stantio nella forma (sembra un thriller di dieci - quindici anni prima, solo più misero) e peggio ancora nei contenuti, che mettono nel menu echi indigeribili di femminismo sessantottino e sadismi faciloni, più pruriginosi che realistici, Al calar della sera è la terza e ultima regia di Alessandro Lucidi, fratello minore e meno noto di Maurizio. Entrambi montatori come prima professione, entrambi destinati a rimanere confinati nel cinema di serie B e a frequentare principalmente il 'genere'; Alessandro negli anni successivi metterà definitivamente da parte le velleità registiche e si dedicherà a tempo pieno al montaggio di fiction televisive. Questa pellicola soft-erotica-morbosa quanto basta è, d'altronde, un saggio di modeste capacità di messa in scena e di scarsa compatibilità con la scrittura cinematografica (la sceneggiatura è dello stesso regista, unicum nella sua intera carriera); non aiutano molto le interpretazioni piatte di un cast di seconde e terze linee, nel quale spiccano nomi come quelli di Daniela Poggi, Paolo Lorimer e Gianluca Favilla; in una particina c'è anche Luca Ward, qualche anno più tardi reso celebre prima dal doppiaggio e poi dalla partecipazione come attore in alcune serie tv. L'approccio psicologico del lavoro è blando e grossolano, tanto da minimizzare e banalizzare la sindrome di Stoccolma che si trova al centro della trama. 1,5/10.
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