"Ma cosa vuoi ucciderti, che sei morta ormai da anni e non te ne accorgi, e io sono un moribondo che ti sta vicino e imputridisce!"
Il giovane Tino Zanetti, incerto sul futuro a cui dedicarsi, decidere di accettare l'invito dei facoltosi zii Fabio ed Elisa, raggiungendoli a Venezia della loro sontuosa, ma anche parzialmente in rovina, casa nobiliare sui canali della città lagunare, iscrivendosi ad un corso di disegno, arte per la quale il giovane pare possedere una certa predisposizione.
Un po' a disagio dinanzi a quei due zii un po' rigidi e ombrosi, Tino si insospettirà anche nell'udire rumori sospetti provenienti dall'ala abbandonata della casa. Grazie ala complicità della anziana domestica pettegola, il ragazzo scoprirà l'esistenza, relegato in soffitta, di un fratello folle dello zio Fabio, auto relegatosi in quell' enorme sottotetto pieno di oggetti, servito e riverito dal fratello, e fatto oggetto anche settimanalmente di visite per soddisfare le proprie esigenze sessuali.
Man mano che i due zii si aprono nei confronti del ragazzo, lo stesso finirà per avere una quadro più compiuto di quella strana famiglia, tutta arroccata su se stessa, chiusa tra i suoi segreti e i misteri drammatici che ne hanno scandito il travagliato corso degli eventi, trasformando i due coniugi in due estranei, l'una tendenzialmente succube per inerzia, e l'altro bisognoso di costruirsi una esistenza alternativa, aggrappato ai privati ricordi di un passato felice e morboso, e ad felicità ormai appannaggio solo di vecchi filmini assemblati un po' a casaccio.
Dal romanzo Un'amina persa, di Giovanni Arpino, Dino Risi e Bernardino Zapponi traggono spunto per una emblematico, torvo ed affascinante viaggio di ricerca a sondare antichi intrighi familiari inconfessati ed inconfessabili, in grado di trasformare una apparentemente ordinaria coppia perbene, in due sconosciuti, ognuno aggrappato ad un proprio mondo scomparso e costretto a rivivere tra i meandri impermeabili di una casa-scrigno di memorie di tempi ormai troppo lontani.
La vicenda si concentra sulle figure antitetiche e misteriose dei due coniugi, con un Vittorio Gassman perfetto per rendere debordante e sopra le righe il suo (duplice ma non troppo) personaggio, e una Cathérine Deneuve perlacea come una bambola, che recita in sottrazione il suo personaggio solo apparentemente succube e vittima.
Molto efficace l'ambientazione torva e grigia in una Venezia sporca e solitaria che evoca fantasmi di un passato desiderosi di rivalsa e di riscatto, nonché sentori pseudo-horror a cui fanno da più che contorno personaggi sottotono come quello della Deneuve, o al contrario doppiogiochisti e quasi satanici come quello multiforme di Gassman.
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