Regia di Dino Risi vedi scheda film
Film gotico ed amaro sulla decadenza inarrestabile di un'umanità dall'apparenza falsamente rispettabile, sulla perversione e la follia, sul male di vivere, sull'angoscia e l'inquietudine esistenziale che possono spalancare l'abisso della pazzia. Deneuve recita in sottrazione la parte di una donna fragile e sottomessa, Gassman istrionico più che mai
VOTO: 8,5 su 10
Il diciannovenne Tino (Danilo Mattei) si trasferisce dalla provincia veneta a Venezia per studiare l'arte della pittura. Viene ospitato presso gli zii, che vivono in un grande palazzo nobiliare, assistiti da un'anziana domestica. Lo zio Fabio (Vittorio Gassman) ingegnere presso la società del gas, è un uomo severo e di grande cultura, nostalgico del dominio asburgico, mentre la zia Elisa (Catherine Deneuve) è una donna dolce e triste, remissiva nei confronti dell'autoritario marito. Quello che colpisce e spaventa Tino sono gli strani rumori che provengono dal piano superiore, dove gli è stato ordinato di non salire: lo strascicare di passi, il suono di un pianoforte. Eppure nella casa non dovrebbe abitare nessun altro....
Trasponendo un romanzo di Giovanni Arpino, Dino Risi, autore protagonista della commedia all'italiana, si dimostra maestro anche nel gotico, come confermerà nel successivo bellissimo Fantasma d'amore. In un capitolo oggi poco conosciuto della sua filmografia, che certamente merita di essere riscoperto, Risi gioca abilmente col mistero e l'angoscia, spiazzando le aspettative del pubblico. Dopo averci fatto intuire che un mistero si cela al piano superiore, sembra rivelarcelo fin troppo presto; ma sotto la apparente rivelazione del segreto familiare, la segregazione di un fratello di Fabio che ha iniziato anni prima ad impazzire partendo dall'idea ossessiva e maniacale che gli potesse scivolare via la faccia, si celano ben altri segreti, che emergono poco a poco, man mano che gli zii paiono rassegnarsi a svelare progressivamente a Tino la loro verità, che però è contraddittoria ed ambigua, e non regge alle indagini del curioso giovane.
Il tono gotico, malsano ed ambiguo della pellicola si sposa alla perfezione con l'atmosfera putrida e decadente della città lagunare (“Venezia è una vecchia signora dall'alito cattivo”), ripresa da Tonino Delli Colli con una fotografia livida e funerea . Molto suggestiva la scelta delle ambientazioni, tra le calli ed i canali meno turistici, l'isola-cimitero quella manicomio e la dimora aristocratica degli zii, splendida ma in gran parte fatiscente, fantasma di uno passato splendore.
Anima Persa è quindi un film sulla decadenza inarrestabile di un'umanità dall'apparenza falsamente rispettabile, sulla perversione e la follia, segregate in soffitta per metterle al riparo da occhi indiscreti, e spiate al massimo attraverso uno spioncino, ma che finiscono per avviluppare un'intera famiglia con le loro malsane spire. Un film amaro sul male di vivere, sull'angoscia e l'inquietudine esistenziale che possono spalancare l'abisso della pazzia.
Catherine Deneuve è molto efficace recitando in sottrazione la parte di una donna fragile e sottomessa, mentre Gassman è istrionico più che mai in un ruolo doppio: un uomo di raffinata cultura, un dotto che si esprime come un'enciclopedia, autoritario e sprezzante, ma in realtà protagonista di una pantomima per celare l'abisso di una psiche malata che partorisce una passione abnorme ed impossibile che, rifiutando di accettare la realtà, genera un incubo malsano.
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