Regia di Dino Risi vedi scheda film
venezia è una signora con l'alito maleodorante. tino vi si reca per seguire un corso di pittura e così diviene ospite dello zio fabio che vive insieme alla moglie in un antico palazzo abitato solo per metà e per il resto da sistemare, quando ci saranno i soldi, se ci saranno. questo quello che gli dice la zia elisa nella visita alla casa che gli fa fare appena arrivato. ma tutto il film è malsanamente permeato da un'atmosfera malaticcia, come di qualcosa di strisciante e subdolo che tenta di attrarti sempre di più, specialmente nella parte non restaurata, che cade a pezzi, dove tino poco a poco da solo e con l'aiuto dell'anziana cameriera, ma anche della zia e dello stesso zio, viene a conoscenza dei tragici misteri che appestano la magione. tino si descrive un ragazzo con poche "attitudini" nella vita e così, siccome non se la cava male col disegno, i genitori hanno tentato la carta dell'accademia artistica per vedere se ne esce qualcosa. e qui fa la conoscenza di lucia, la modella che posa nuda per i corsisti. nulla di ciò che appartiene alla casa degli zii lo riguarda, ma come tutte quelle cose che ti viene detto di non fare, si è spinti ovviamente e irresistibilmente a farle. sia lo zio che la zia non sono esattamente chi dicono di essere, e il bello del film è che lentamente i misteri vengono chiariti, uno alla volta come a dare allo spettatore un contentino, per poi infittire ulteriormente la trama della ragnatela che si stringe intorno a tino e allo spettatore. dino risi non è pupi avati e quindi non ci si aspetta lo shock visivo dopo l'angoscia dell'attesa in corridoi bui, ma quella porta oltre cui viene chiesto a tino di non avventurarsi, dietro la quale si nascondono scale rese insicure dal tempo e dall'umidità mefitica della laguna, è, sono la promessa ad un qualcosa di rimosso che chiede a gran voce di essere riportato alla luce per poter vivere in pace. o per quanto ne sia possibile. un rimosso che ha richiesto un cammuffamento teatrale, un bluff perverso, maschere che freudianamente vengono spiegate a tino e allo spettatore già entro la prima mezz'ora. un uomo e una donna che usano il nipote come un meccanismo per disvelarsi a se stessi attraverso di lui. viene spesso chiesto a tino di non fare domande, ma anche se ha paura. e tino dice che domande non ne farà più, indagando da par suo e tiene a bada la paura con la curiosità di sapere cosa è successo tra quelle pareti, senza sapere che invece tutto sta accadendo proprio mentre lui ci vive tra quei muri. per quanto mi riguarda risi e zapponi hanno fatto un gran lavoro, permettendo a gassman di esibirsi in tutti i suoi toni e registri senza apparire un solo istante irritante o esagerato. la gelida, diafana presenza della deneuve coi suoi ghiribizzi infantili buttati lì ad arte fanno il resto.
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