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Sesso sfortunato o Follie porno

Regia di Radu Jude vedi scheda film

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La recensione su Sesso sfortunato o Follie porno

di alan smithee
9 stelle

MIO CINEMA - RADU JUDE
 Una stimata giovane professoressa di una scuola media superiore, vede compromessa di punto in bianco la propria carriera, oltre che la propria reputazione, quando i propri alunni si accorgono che la stessa risulta protagonista di un video amatoriale a sfondo sessual-pornografico.
Distrutta ed agitata da quella sorprendente notizia, assistiamo la donna in giro per una città sovrastata da nervosismi, atti di prevaricazione e maleducazione ormai generalizzati, mentre cerca invano di far si che il video venga distolto dalla rete per essere reintegrata in servizio. Ma la scuola, in nome della preside dell'istituto, accoglie la richiesta di molti genitori di riunirsi in presenza dell'accusata, per decidere la sorte della contestata docente.
Strutturato in tre parti più un epilogo che si sviluppa secondo tre (esilaranti) soluzioni, ovvero:
-Parte I: via a senso unico;
-Parte II: breve dizionario di aneddoti, cartelli e meraviglie;
Parte III: prassi ed insinuazioni (sitcom)
-Tre finali possibili:
1: il film era solo uno scherzo
2: vi abbiamo solo intrattenuto un po'
3: il film era solo uno scherzo ed ecco come finisce

L'ultima fatica cinematografica del celebrato e apprezzato regista rumeno Radu Jude alterna la narrazione delle prime due parti e dell'esilarante, sarcastico epilogo, a filmati e spezzoni di repertorio atti a testimoniare come la legge della giungla e dell'ignoranza più intransigente regni sovrana in una Romania pervasa da opportunismi, falsi perbenisti e accomodamenti di sistema che denunciano una immaturità dilagante e una perversa tendenza a giudicare ogni comportamento con la logica della punizione e della totale intolleranza.
Da sempre sagace indagatore di un malcostume e di una volgarità dilagante che affonda le proprie radici  nei meandri di uno sviluppo storico di una prima metà del '900 contraddistinta da violenze e intolleranze razziali vergognose, Radu Jude si muove senza inutili censure su un terreno scottante che non prevede veli e mezze misure, in mezzo ad una folla inferocita e volgare entro cui la protagonista deve muoversi zigzagando come un'abile sciatrice entro una pista puntellata di tranelli ed insidie impossibili da estirpare.
E nel finale uno e trino sviluppato in forma di sitcom, la tragedia dell'assurdo finisce per portare ad un risultato che non cambia in nessuna delle tre eventuali soluzioni.
La mancanza di soluzione è radicata nella storia di un paese che per Jude non riesce a fuoriuscire da responsabilità che si sviluppano dagli anni più bui dell'antisemitismo già fervente nei primi anni '30.
Poi certo il film scivola abilmente - ed è la sua qualità più genuina e sorprendente - nella farsa più arguta, quella che vede la indomita protagonista mantenere una dignità da manuale, quasi eroica dinanzi ad una giuria di mostri impenitenti davanti è chiamata a giustificarsi in un clima in cui la sentenza è già stata ottusamente  emessa, in balia di una platea di stolti ed inetti in seno ai quali ogni difesa appare inutile, inopportuna, improponibile.

Si ride molto, ma l'amaro in bozza resta impresso come uno dei sentimenti più epidermici di questo incredibile film, non certo a caso premiato opportunamente all'ultima Berlinale gestita in modalità virtuale con l'Orso d'Oro, e che ha anche un altro primato, almeno nei miei confronti di spettatore: si tratta infatti del primo film a cui personalmente assisto, in cui le modalità do vota dettate dalla pandemia Covid ancora tristemente in atto, diventano nella vicenda in dato di fatto utile ad esprimere una realtà entro la quale, oltre a tutte le problematiche in corso, è necessario affrontare anche quelle tipicamente legate alla situazione pandemica, mascherine e distanziamento sociale in testa.
Non poteva essere diversamente, in seno ad  un cinema-verità esemplare ed arguto, brillante e ricettivo a tal punto da rendere la realtà greve e schietta tipica di una società inevitabilmente pervasa da un dilagante malcostume senza via d'uscita e che spesso oltrepassa i limiti dell'immaginazione e del comune senso del pudore, alla stregua di uno spettacolino da cabaret incredibilmente divertente e pieno di ritmo.
Al pari di una messa in scena totalmente di fantasia, legata a personaggi eccentrici e sopra le righe che paiono tutto fuorché simulacri di un degrado reale dilagante ed istituzionale, animato da falso perbenismo e sconfinata attrazione verso il compromesso e la corruttibilità più degenerata e consolidata nel tempo.
Un film dalla satira corrosiva, dall'umorismo viperino che non si sottrae all'esigenza inevitabile di mostrare un po' di sana, inevitabile pornografia di carni esposte che, peraltro, in questo contesto, risulta la pratica meno oscena di tutto quel soppalco di compromessi su cui è incementata una società borghese insozzata da troppo tempo da una volgarità ed un pressapochismo degno di un malato terminale affogato nella melma della propria presunzione.
 
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