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Superfly

Regia di Gordon Parks Jr. vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Superfly

di John_Nada1975
7 stelle

E' incredibile come un superclassico del genere, oltre che uno dei massimi successi commerciali Warner e blaxploitation degli anni '70, sia maltrattato senza neppure uno straccio di locandina magari della edizione cinematografica nella DDR(anche se dubito sia mai uscito nella DDR, se non per mostrare che razza di giungla e fogna, fossero al contempo le grandi metropoli americane), e ancora più incredibile, in vent'anni e passa neppure un commentino, una recensione al di fuori della nota redazionale, quando magari per ogni minima robaccia "correttina" e BLM del cinema nero di oggi, peana di 8000 segate in spazi e battute. Eppure siamo al cospetto della più famosa conferma commerciale dei "film per un pubblico di neri fatto da neri, seppure all'interno delle logiche commerciali dell'industria dei bianchi", dopo lo strepitoso successo di "Shaft Il Detective" l'anno prima.  

 

Prodotto da Sig Shore-e quindi stìcazzi come si dice a Roma-, diretto tra l'altro, caso con pochi uguali nel cinema almeno dell'epoca, da Gordon Parks, figlio dell'omonimo ma quindi Jr , (scomparso prematuramente a 44 anni nel 1979 in un incidente d'elicottero-come l'altro regista nero William Girdler nello stesso stretto periodo- in Africa dove stava girando un film non più portato a termine), che con questa storia del superspacciatore nero Priest(un ossimoro voluto con il personaggio) interpretato dal bravo attore di teatro nero Ron O'Neal(uno dei più dotati attori di colore della sua generazione, anche come qualità timbrica e dizione della voce) con Cadillac El Dorado argento lingotto e cromature, cappotto con bavero di pelliccia da pappone (che proprio con questo film ha decodificato l'estetica del "pimps nero" arrivato), cappello a falde Australian di astrakan, lo "stereo a 8 altoparlanti e 24 piste, una TV a colori in ogni stanza", nel lussuoso appartamento in cui vive, che come ha a ricordargli il suo socio(un bravo attore pure lui): "stiamo vivendo nel vero sogno americano".

 

E immancabile super trombatore di superfiche nere(Sheila Frazier) e bianche, con la bianca a immediata e suprema gratificazione e status symbol del successo di un nero, sdraiata accanto a lui nel letto disfatto a mostrarci il bùo rittone del suo imperiale culotto, dopo una evidente sessione di tamburella, mentre super negro sniffa un pò della sua coca usando un misurino a crocicchio apposta inserito nel suo ciondolo.

 

Mal gliene incoglierà a volersi togliere dal giro con un grosso colpo e partita che lo farà scontrare con dei poliziotti molto peggiori di lui. Da qui anche le critiche dell'epoca al modello di "eroe anti-eroe" che il film cerca di fare passare come l"unico in un certo senso positivo(ma ebbe pure diverse ottime critiche dei più notabili critici della stampa americana del 1972).

 

Che si presenta volutamente malissimo, picchiando un tossico in preda alla scimmia a calci nello stomaco e nel petto fino a farlo vomitare, e in un tugurio-davanti ad una donna terrorizzata anche lei tossica e dei bambini piangenti-, nel quale lo ha raggiunto dopo un elaborato e tesissimo inseguimento a piedi, poiché lo ha appena rapinato delle dosi, uscendo dal palazzo del precedente congresso carnale con la sorcona bianca.

 

Colonna sonora memorabile(inserita da Rolling Stone fra i "500 dischi più belli di sempre") e giustamente ricordata da ogni appassionato e non di colonne sonore così come i diversi famosi temi, composti ed eseguiti da Curtis Mayfield.

 

Fotografia come la regia più grezza e scura del grande James Signorelli, naturalistica forse anche per cercare di emulare quella da documentario di cronaca verità e criminale nelle strade, di Owen Reizman, per "Il Braccio violento della legge" uscito l'anno prima, rispetto a quella di Urs Fürrer per "Shaft", maggiormente "arty" e luminosa, comunque bellissima, per degli esterni bellissimi e scorci urbani e non scelti con gran cura, della New York innevata nell'inverno 1971-'72. 

Gran momento prefinale di karate al rallentatore, in cui Priest da solo riesce ad avere la meglio sui poliziotti corrotti e ingordi, ai docks.

E bel monologo finale di Ron O'Neal 

 

"Nel 2022 è stato selezionato per la conservazione nel National Film Registry degli Stati Uniti dalla Biblioteca del Congresso come "culturalmente, storicamente o esteticamente significativo." Fonte: Wiki

 

 

John Nada

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