Regia di Anthony Ascot (Giuliano Carnimeo) vedi scheda film
Fra la fine dei Sessanta e i primi Settanta Anthony Ascott (pseudonimo anglofilo dietro al quale si celava il pugliese Giuliano Carnimeo) contribuì nettamente a svecchiare un genere prematuramente abusato come era lo spaghetti western, licenziando a raffica una serie di commediole con personaggi improbabili eletti a protagonisti: qui la rivoluzione popolare messicana (contro gli Asburgo) viene contrastata persino da un ufficiale russo e da una finta suora. Altra caratteristica tipica delle pellicole di Carnimeo di quell'epoca erano i titoli 'wertmulleriani', sconfinati (spesso usi ai tre puntini di sospensione) e prolissi senza ragione alcuna: qui a Testa t'ammazzo, croce... sei morto, si aggiunge il sottotitolo pleonastico Mi chiamano Alleluja. L'anno successivo il regista girerà con il medesimo protagonista Il west ti va stretto, amico... è arrivato Alleluja; nel dettaglio si parla di George Hilton, sempre preparato e all'altezza della situazione, sebbene qui venga circondato da una selva di nomi e volti sconosciuti o quasi. Nel cast tecnico, collaborazione dei due Stelvio: Massi per la fotografia e Cipriani per il commento sonoro; nulla, nella confezione del lavoro, risalta in particolare, pur attestandosi come prodotto di serie B e non di categorie minori. Si ridacchia in salsa western, senza tante pretese. 3/10.
Il bandito Alleluja è incaricato di rubare dei gioielli che serviranno a finanziare la rivoluzione messicana. Ma i gioielli spariscono e Alleluja finisce nel mirino non solo dei ribelli, ma anche di un ufficiale bielorusso e di una suora...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta