Regia di Domenico Paolella vedi scheda film
XVIII secolo. Sull'Isola del Diavolo, nella Guyana francese, c'è un penitenziario femminile dal regime piuttosto duro, diretto dal terribile Le Favre. L'arrivo del pirata Herry, alla ricerca di un tesoro conservato in quello stesso penitenziario, significherà la libertà per le carcerate, nonché la fine per Le Favre.
In questo Le prigioniere dell'Isola del Diavolo c'è un po' tutto quello che il pubblico chiede, rimescolato senza troppa pazienza o particolari colpi di genio: avventura, azione, un'ambientazione esotica (per quanto le riprese siano state effettuate principalmente nelle Marche), un eroe ardimentoso, un arrogante villain e una sottotrama amorosa; naturalmente non può mancare il lieto fine. Sui titoli di testa la sceneggiatura è attribuita a tale Barba Rossa, uno pseudonimo non tanto originale per un film che parla (anche) di pirati; pare che si tratti dello stesso regista, vale a dire Domenico Paolella. Su quest'ultimo occorre soffermarsi un istante per notare come, all'interno di una carriera votata al cinema super-popolare e alla quantità prima ancora che alla qualità, il Nostro abbia girato di seguito, e con buona parte del cast simile, due pellicole di simile stampo: l'altra è Il giustiziere dei mari (1962); l'idea è che si sia trattato di un'unica produzione (coproduzione, per la precisione, tra Italia e Francia) protrattasi a sufficienza per licenziare entrambi i titoli. La confezione non è comunque disprezzabile e il ritmo del lavoro è accettabile; tra gli interpreti si possono citare Guy Madison, Michele Mercier, Tullio Altamura, Marisa Belli, Antonella Della Porta, Carlo Hintermann, Roldano Lupi e Paul Muller immancabile nella parte del cattivo di turno. Curiosamente Egisto Macchi, autore della colonna sonora, viene accreditato come Egisto Nacci. 2,5/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta