Regia di Chih-Hung Kuei vedi scheda film
Nel 1973 dall'Hong Kong arriva un precursore del filone nazi-erotico italiano, opera del regista Chih-Hung Kuei. Per questa sua peculiarità il film, distribuito in tutto il mondo negli anni compresi tra il 1973 e il 1977, è diventato a suo modo di culto, noto con il titolo internazionale di "Bamboo house of dolls".
Alcune infermiere occidentali finiscono in un lager cinese, istituito da estremisti giapponesi. Un gruppo di detenute tenta la fuga, supportato da due spie infiltrate. Appena libere, le fuggitive si mettono alla ricerca di alcuni lingotti d'oro, nascosti in una grotta dal marito di una prigioniera.
Mediocre carcerario in salsa "nippo-nazi" che si apre con una incredibile parata di orrori e perversioni sessuali per poi portarsi sul dramma a metà film: fuga, inseguimenti e collutazioni (le carcerate menano e mostrano le mutandine!) per finire alla grande in uno scontro (modicamente) gore con i partigiani.
Curiosità [1]
Su un tamburino belga di Storia segreta di un lager femminile, uscito nei paesi francofoni - ed esclusivamente nei circuiti d'essai - come Camps d'amour pour chiens jaunes, si legge una frase pubblicitaria particolarmente ignobile: "In confronto a questi, i campi di concentramento nazisti erano dei paradisi".
Sulla fanzine francese "Shocking n.2", Rodolphe Laurent cita quale fonte di ispirazione di Storia segreta di un lager femminile, nientemeno che Io monaca... per tre carogne e sette peccatrici (Ernst R. von Theumer Junior, 1972), ed in effetti tutta la seconda parte del film ricorda parecchio Luciano Stella alla guida di un gruppo di detenute fuggiasche presente nel film di Ernst R. von Theumer (ma parrebbe esserci lo zampino in regia anche di Sergio Garrone).
[1] Fonte: Booklet allegato alla VHS Shendene & Moizzi di Storia segreta di un lager femminile, a cura di Davide Pulici e Manlio Gomarasca
Top perversion - Le scene più oltraggiose presenti nel film
1 - La sadica rettrice del lager, sorta di kapò con tendenze lesbo, usa un godemiché sulla prigioniera preferita. Quest'ultima prima si contorce e lamenta, ma poi inizia a provarci gusto!
2 - Per avere tentato la fuga una detenuta viene fustigata a sangue in pubblico (scena che campeggia sul manifesto italiano). Verrà sottoposta a linciaggio, dietro flagellazione inflitta dalle altre detenute. Quella che le dà il colpo di grazia, sconvolta, si arrampica sul filo elettrificato, lasciandoci le penne.
3 - Uno dei sadici capitani giapponesi si diverte a tormentare una detenuta, facendola correre nuda su vetri taglienti per poi possederla in "punta di piedi".
4 - Per far confessare dove è nascosto un bottino in lingotti d'oro, la kapò ricorre ad un rudimentale strumento di tortura: quello dello stiramento degli arti, arrivando a troncare le ginocchia della detenuta.
5 - Alla resa dei conti la kapò viene infilata all'interno di un barile e buttata lungo una scarpata!
Collegamenti ad altre pellicole
Il tema principale della colonna sonora riprende quello presente ne Il giardino delle delizie (Silvano Agosti, 1967).
Nel film Little red riding hood (J.L. Carrozza, 2009), Il lupo guarda questo film mentre cuoce la carne della nonna.
In Adjust your tracking (Dan M. Kinem e Levi Peretic, 2013), Bamboo house of dolls viene citato.
"Il mondo è una prigione dove è preferibile stare in una cella d’isolamento." (Karl Kraus)
Clip
F.P. 13/02/2021 - Aggiornamento della recensione pubblicata in precedenza su Il davinotti / Versione visionata in lingua italiana (durata: 105')
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta