Regia di Zak Penn vedi scheda film
Nel 1982, all’uscita di E.T., l’Atari produce in tutta fretta il videogame omonimo, di modo da poterlo mettere in vendita per Natale. L’azienda è leader mondiale del mercato dei videogame e affida il progetto a uno dei suoi ingegneri migliori, Howard Warshaw, che ottiene anche il nulla osta di Spielberg; cinque settimane di tempo sono però oggettivamente poche e ne scaturisce quello che ancora oggi molti considerano il peggior videogame di tutti i tempi. L’Atari seppellisce milioni di cartucce nel deserto del New Mexico, o almeno così vuole la leggenda.
Zak Penn è uno sceneggiatore di film e di videogame (di cui è appassionatissimo fin da piccolo); già regista di un paio di pellicole, si imbarca nell’impresa di questo Atari game over seguendo una ormai trentennale leggenda che lo tocca da vicino, riguardando in qualche modo anche la sua infanzia: la leggenda che vuole milioni di cartucce del gioco E.T. seppellite in una discarica ad Alamagordo, nel New Mexico. Ottenere i permessi per scavare non è semplice, l’impiego di mezzi necessari è ingente e molto presto una folla di curiosi, principalmente nerds e gamers, accorre sul posto per seguire gli sviluppi della vicenda. Questo documentario sembra il lavoro di un Werner Herzog nerd e l’accostamento non è casuale visto che è lo stesso Penn a citare il cineasta tedesco, con il quale già aveva girato Incident at Loch Ness nel 2004: là a dover essere confutata era la leggenda del mostro del lago scozzese; qui, più modestamente, Penn va alla ricerca delle prove di un misfatto terribile per l’intera popolazione mondiale di gamers. Interessante l’approfondimento sulla questione del videogioco che passa per una serie di preziose interviste al creatore di E.T. per Atari, Howard Warshaw, e ad alcuni suoi colleghi, e che permettono soprattutto di riabilitare l’onore del videogame: sostanzialmente il problema di E.T. stava nell’essere particolarmente difficile, ma non era certo il peggior gioco in circolazione, anzi: l’Atari decise di sbarazzarsi delle cartucce in sovrappiù per motivi essenzialmente economici, in quanto l’azienda, già in crisi da tempo per altri motivi, stava andando incontro al fallimento. Tirando le somme, dunque, quella del seppellimento ad Alamagordo non era una leggenda; quella del ‘videogioco più brutto di sempre’ sì. Si segnala anche una brevissima comparsata dello scrittore George R. R. Martin. 6/10.
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