Regia di Pierre B. Reinhard vedi scheda film
All sex francese molto lontano dai suoi predecessori, con un cast di attori rappresentativi del primo periodo hard.
Il ricco Lawson (Alban Ceray) e sua moglie Miriam (Marina Hedman) incaricano il pittore Julien (André Kay) per realizzare un quadro erotico a tema di baccanale romano. Julien, in crisi economica, non perde l'occasione e si presenta assieme alla fidanzata Monika (Michelle Davy) alla lussuosa villa di Lawson. I due trovano la "signora" molto impegnata con la servitù (autista e cameriera) e presto vengono coinvolti in vari amplessi, con ripetuti cambi di partner.
Da un campo lungo sulla Torre Eiffel la macchina da presa si muove verso una finestra, per passare all'interno di una enorme camera da letto dove la Hedman viene consolata, su volere del marito, da un giovane autista. La trama è ininfluente, quasi inesistente, e da questo punto in poi, senza sosta, si susseguono rapporti sessuali di gruppo, quasi mai (eccezion fatta per la scena con Michelle Davy e l'inviato di Lawson) in coppia. Tre sono i volti noti: oltre alla Hedman (qui scatenata anche in scene lesbo, facendo uso d'una ampia collezione di godemichè) e Alban Ceray (già precocemente invecchiato - anche se sulle scene sino ad anni relativamente recenti - essendo classe 1945, dimostra almeno dieci anni in più), risalta Marilyn Jess nel ruolo di modella ispiratrice, avente cioè la funzione di vivacizzare - assieme alla Hedman - l'estro creativo del pittore. La colonna sonora oscilla tra i generi più disparati, iniziando con un walzer per poi proporre musica techno del tempo alternata, come spesso accadeva negli hard del periodo, a quella più classica (si distingue anche l'immancabile "Aria sulla quarta corda" di Bach). Le riprese sono poco curate, si dilungano in amplessi per nulla erotici anche se gli attori, sempre entusiasti e sorridenti, sembrano essersi divertiti parecchio. Siamo a metà anni '80 e il genere ormai ha in buona parte abbandonato la via del cinema vero e proprio, evitando di puntare su una sceneggiatura per proporre invece immagini decontestualizzate che si presume (per l'epoca) avrebbero dovuto essere estreme (anal, dildo a due pezzi e orge scatenate). Pierre B. Reinhard, uno dei peggiori registi di cinema regolare (I morti viventi sono tra noi, Dressage - La dolce punizione e Il diavolo rosa), dimostra di essere negato anche quando tratta il porno, girando con sufficienza e poca cura le poco raffinate scene. Neppure la mano del buon Gérard Kikoïne al montaggio riesce a rendere più coinvolgente il materiale, che si limita a proporre sfrenate orge prive di senso e, soprattutto, senza emozioni. Il doppiaggio italiano, per un'edizione destinata alle sale, opta per il turpiloquio soprattutto quando aprono bocca (per parlare) le donne. Mentre il titolo, per quanto fedele all'originale (Adolescentes pour satyres), è piuttosto impreciso, a meno ché le distribuzioni non volessero alludere alla presenza di Marilyn Jess (classe 1959), all'epoca ventisettenne ma con un look decisamente da ragazzina.
"Il mondo di oggi non ha senso, perché dovrei dipingere quadri che ne hanno?" (Pablo Picasso)
F.P. 11/02/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 93'34")
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