Regia di Luciano Emmer vedi scheda film
Un quadretto affettuoso, la più classica delle foto di classe che costituiscono il ricordo di un anno speso fra le quattro mura di un'aula a combattere contro Hegel e i professori, organizzando scherzi e tentando l'approccio con la compagna di qualche banco più in là. La foto di classe c'è davvero, alla fine del film, ma è tutta l'opera che metaforicamente rappresenta un anno di vita di un gruppetto di ragazzi, fase di crescita nel consueto spaccato suddiviso fra gioie e dolori. Emmer proveniva dai documentari, aveva, sì, girato qualche commediola di discreto successo (Parigi è sempre Parigi, Domenica d'agosto) e di certo non aveva problemi a licenziare un prodottino di questo calibro, ma probabilmente non deve aver accettato il lavoro con grande entusiasmo. Fra gli interpreti, a parte il caratterista Turi Pandolfini nel ruolo del professore, i nomi di maggiore spicco compaiono in ruoli minori, come quelli di Paola Borboni ed Eriprando Visconti (fratello di Luchino) e quelli destinati a riscuotere un successo futuro come Valeria Moriconi e Giuliano Montaldo (curiosamente citato come Monteldo nei titoli di testa). La scheda tecnica sfodera invece una buona serie di nomi di serie A: la sceneggiatura è firmata dal regista e dal tris formato da Carlo Bernari-Vasco Pratolini-Sergio Amidei; Eraldo da Roma si occupa del montaggio e le musiche sono affidate a Carlo Innocenzi. Ulteriore curiosità: fra gli studenti uno ha per nome Bruno Sacchi, come il personaggio di Fabrizio Bracconieri nei Ragazzi della terza (sempre!) C della serie televisiva che andrà in onda circa quarant'anni più tardi: difficile pensare a una citazione, molto più plausibile si tratti di una coincidenza. 5/10.
Ultimo anno di liceo: vediamo una classe di ragazzi vivere cotte, bisticci, interrogazioni e infine l'esame di maturità.
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