Regia di Francesco Massaro vedi scheda film
Un film praticamente nullo. Analizzarlo, però, può servire a qualcosa. Partiamo dalla sceneggiatura: Lino Banfi fa tredici al totocalcio. Poi? Basta, stop, finito. Fine della sceneggiatura. Il resto è un susseguirsi di scenette più o meno idiote che si dilungano verso un’ astrattezza sempre più preoccupante. Dopo circa trenta minuti il film crolla pateticamente su se stesso regalando allo spettatore una serie di chicche che lo faranno dubitare dell’ intelletto umano. Due su tutte. Il gioco di “parola” di Lino Banfi dentro una bisca e Jerry Calà, muto, che “canta” l’ italiano di Toto Cutugno.
Brividi lungo la schiena, o fratelli.
Un discorso a parte merita la prova di Jerry Calà. Oltre ad essere imbarazzante, denota l’ assoluta incapacità di Jerry nell’ espressione corporea. Far esprimere un attore che senza la parola è nullo, è una scelta suicida. Infatti lo spettatore non ci metterà molto a cercare un coltello per tagliarsi le vene. Alla fine è una lotta per la sopravvivvenza, un film di novanta minuti, per il suo squallore, si trasforma allucinatoriamente in un qualcosa dalla durata infinita.
La commedia all’ italiana tocca i suoi minimi storici. Di quello che sentiamo durante tutto il film abbiamo solo ribrezzo. Razzismi, battute di infimo ordine, una comicità che rasenta ancora una volta il sublime dell’ idiozia.
Lino Banfi dimostra di essere un grandino al di sopra degli altri ma non a sufficienza per non affogare in questo mare di merda.
Niente di offensivo, però certe esperienze, come vedere questo film, spero di non rifarle più per il resto della vita.
Ma forse mi sbaglio e lo sappiamo tutti, un pò di sano squallore, una volta tanto, non ha mai ucciso nessuno.
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